ESCLUSIVA - Frey: "Simeone giocò con i punti allo stinco contro il Real. Ecco cosa ho proposto alla Fiorentina..."

Intervista realizzata da Matteo Corona

Sébastien Frey è stato uno dei migliori portieri della sua generazione. Il suo stile esplosivo e la sua reattività hanno contribuito a renderlo un punto fermo nelle squadre dove ha giocato. Il francese ha ripercorso le tappe della sua carriera in occasione di una diretta Instagram con Matteo Corona.

 Di seguito le dichiarazioni dell’ex portiere.

Dopo la malattia dello scorso anno che hai dovuto affrontare, ti abbiamo rivisto in campo al Dino Manuzzi di Cesena, in occasione del match Operazione Nostalgia Stars-La Liga Legends. Oltre alla prestazione positiva, la cosa più bella è stato rivederti in campo…

“E’ stata la prima partita ufficiale dopo la mia malattia. Ero molto contento di essere accolto in quel modo. Al termine di momenti complicati, devo dire che sono stato davvero bene. Queste sono le cose belle del calcio. In queste partite vedi persone con maglie diverse, è molto piacevole. Ti fa capire se ti comporti bene, a prescindere dalla carriera e da quello che hai fatto, la gente ti vuole bene”. 

Nel tuo periodo all’Inter hai condiviso lo spogliatoio con un grande allenatore, il Cholo Simeone. Si vedeva già ai tempi che sarebbe diventato allenatore? C’è qualche aneddoto su di lui visto che si tratta di una personalità forte?

“Vi voglio racconte questo episodio per farvi capire quanto era trascinatore, quanta fame aveva e quello che riesce a trasmettere da allenatore. In occasione del match Inter-Real Madrid, quarto di finale di Champions League, decisa da Roby Baggio con una doppietta, Simeone fece una cosa incredibile. Un episodio che ancora oggi ricordo benissimo. A dieci minuti dalla fine del primo tempo, Redondo entra male sul Cholo. Simoni prepara il cambio e manda a scaldarsi un paio di giocatori. Negli spogliatoio, Simeone aveva lo stinco e la pelle aperte in due. Sul lettino, con il medico vicino pronto a medicarlo, si è rivolto verso il mister dicendoli di non fargli il dispetto di sostituirlo, perché non poteva sapere se avrebbe avuto altre occasioni di giocare una partita del genere. Simeone con i punti sullo stinco è rientrato in campo ed ha giocato altri venti minuti. Questo per farvi capire la grinta, la determinazione e la passione. Vedi una scena del genere e pensi che nessuno può mollare, infatti abbiamo vinto. Se un giocare internazionale fa una cosa del genere, pensi che non bisogna lamentarsi se prendi una botta. Esempi meravigliosi della vecchia generazione. Serata meravigliosa".

Ronaldo, spesso, “sfidava” Pagliuca in allenamento. Tu te la prendevi quando sfoderava una delle sue magie?

“C’erano scene divertenti. Dopo gli allenamenti, con i campioni in squadra (in particolare Ronaldo e Baggio) facevamo diverse sedute di tiri in porta e calci di punizione. Pagliuca non sopportava quando qualcuno gli faceva un pallonetto, diventava matto. Ironicamente inseguiva Ronnie col pugno chiuso. Anche a Pirlo piaceva parecchio fare il colpo sott

 Ci racconti l’emozione di esordire a San Siro?

 “Ho esordito a 18 anni nell’Inter. E la prima partita intera l’ho giocata contro la Fiorentina, pensa il destino. Sentivo tutto lo stadio che cantava il mio nome. Quando sei giovane sei spensierato, ti godi al momento. Poi ripensi a tutto quello che hai fatto”.

 Cosa ricordi con maggiore piacere delle annate a Parma?

 “Mi piace ricordare l’inizio e la fine. Il primo, insieme a grandi campioni, ho vinto la Coppa Italia, l’unico trofeo che ho alzato.. L’ultimo anno, invece ,la salvezza raggiunta a Bologna contro i rossoblù. Parlavo sempre con Gilardino. Siamo stati undici mesi senza percepire lo stipendio, ci avevano già detto che non potevano tenerci. Era un momento particolare, la Parmalat aveva fallito. Io e Alberto ci siamo sempre detti che non dovevamo far retrocedere la squadra, noi ci tenevamo in modo particolare perché sapevamo che sarebbe stata la nostra ultima partita. Poi ricordate tutti la mia prestazione in quel match”.

A tal proposito, ci racconti il tuo rapporto con Gilardino?

“Gilardino è stato un grande attaccante, un ragazzo umile che si metteva sempre in discussione, forse anche troppo. Aveva una gran mentalità e ascoltava sempre tutti i consigli. Non avrei mai immaginato che sarebbe diventato allenatore. Sta facendo bene. Se il passaggio a Del Piero nella semifinale con la Germania simboleggia la sua generosità? Come ho detto lui è un bomber. Per cinque secondi ha sentito Del Piero che da dietro diceva di passargli il pallone, lui gliel’ha data perfettamente ed è stata la cosa giusta. Vi racconto una cosa. Nel 2006 non ho potuto partecipare al Mondiale con la Francia a causa dell’infortunio. L’Adidas mi aveva comunque coinvolto in un’iniziativa denominata il Frey più 10. Abbiamo fatto un torneo con i ragazzi. Ho visto la semifinale con gli amici di Adidas Italia nello stessa stanza allo stadio Al secondo gol di Del Piero è venuto giù tutto dalla gioia. Devo tanto all’Italia e non potevo sperare in una finale migliore. Ho giocato con Toni, Gila, Barone, Amelia, Cannavaro. Insomma, più della metà erano miei amici e facevo il tifo anche per loro”.

Che consiglio daresti ad un giovane portiere agli albori della carriera?

“E’ il ruolo più bello del mondo, ti costringe a maturare prima degli altri. Sei da solo in uno sport di squadra, devi essere più forte degli altri psicologicamente. Dopo un errore ti senti solo, ma quando salvi una partita hanno gli occhi esclusivamente su di te. Sensazioni uniche, ti senti forte e realizzato”.

Come giudichi la tua gestione nella Francia?

“Ho tanto rispetto di Coupet. E’ un amico e ho passato quattro anni in Nazionale con lui. A prescindere da chi meritasse o meno di giocare e a parte i problemi personali con Domenech, Coupet in quel periodo vinceva tutti gli anni il campionato con il Lione e faceva sempre grandi cose in Champions. Io critico la gestione nei miei confronti. Coupet ha il mio stesso carattere e con lui ci sentiamo spesso tutt’ora”.

Nelle notti magiche con la Fiorentina in Champions come vi siete preparati prima di scendere in campo nel tempio di Anfield o nel maestoso Allianz Arena?

“La fortuna è che abbiamo sempre avuto uno spogliatoio compatto e unito. Nella gare importanti non c’era bisogno di parlare, bastava uno sguardo. Ognuno aveva il suo modo per concentrasi. Io facevo spesso stretching e addominali per avere il corpo pronto e poi ascoltavo un paio di canzoni di David Guetta, Bob Sinclair e House e Techo Music. Mi davano la giusta adrenalina”.

Il giocatore dotato di un tiro potentissimo?

“Dico Adriano e Vargas, conclusioni fuori dal normale”.

Se devi individuare un cecchino?

“Roby Baggio. Quando mi diceva che la metteva lì, la metteva lì. Anche se lo sapevo segnava. Del Piero stesso ricorda quella tipologia di calciatore”.

Cosa ci dici su Corvino?

“Mi sono tanto arrabbiato perché avrei voluto chiudere la carriera a Firenze. Non mi hanno dato l’opportunità di esaudire questo sogno, per me rappresentava tanto e sarei rimasto anche lì. Firenze la sentivo mia. Hanno cercato di mettermi i bastoni tra le ruote. Ho dato tutto me stesso. Ho rifiutato top club. Quando fai parte dei portieri più forti d’Europa le offerte arrivano. Mi sono sudato la Champions con la Fiorentina e me la sono goduta. Sono orgoglioso di quello che ha fatto la mia Viola. L’obiettivo di riportare la Fiorentina a fare cose importanti in Europa è stato rispettato”.

Il rapporto con i Della Valle?

“Sempre basato rispetto e sulla stima. Con me e con noi calciatori si sono comportati sempre alla grande. A prescindere dalla separazione tra loro e Firenze, io ne posso solo che parlare bene”.

 Non reputi eccessive le critiche rivolte a Cesare Prandelli dopo l’eliminazione dal Mondiale del 2014?

“Quando gestisci una squadra, gestisci una città. E con il carisma bene o male ci riesci anche con l’affetto. Il ct della Nazionale deve gestire un paese. Se non arrivano i risultati devi gestire una gran pressione. Parlare di calcio con Prandelli è un piacere immenso, è molto intelligente. Ora sta attraversando un periodo particolare, ha perso tanti conoscenti. Non sta attraversando un bel momento, gli siamo tutti vicino”.

Torneresti a lavorare nell’ACF Fiorentina?

“Si è instaurato un rapporto con la nuova proprietà. Commisso è carico, ha voglia di far tornare grande la Fiorentina. Ha i mezzi per poterlo fare. Non bisogna metterli i bastoni tra le ruote, vedi la questione del centro sportivo e dello stadio. Lasciamoli fare, sarà un bene per tutti, in primis per la Fiorentina. Vede le cose in grande. Se mi chiamano per un determinato ruolo a Firenze, andrei volentieri”.

La parata su Eto’o è nota per la difficoltà. Ci racconti quei momenti?

“Ci sono le parate esplosive, tecniche ed intuitive. Quella è stata veramente bella, ben costruita. Quando vedi un fuoriclasse, che ti sta per affrontare nell’uno contro uno, l’unico cosa da fare è rimanere in piedi il più lungo possibile. E’ quello che ho fatto, ed ho vinto questa sfida. Sono riuscito a fregarlo. Cosa mi ha detto? Nello spogliatoio mi ha insultato gentilmente”.

Capitolo Inter Forever…

“E’ bello, vorrei proporglielo anche alla Fiorentina. Creare una squadra che possa rappresentare la città in giro per il mondo. La Viola ha un grande passato, con campioni mondiali”.

 

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Si ringrazia Sébastien Frey per la cortese disponibilità.