ESCLUSIVA - Cuore, dribbling, complesso rock e la verità sul “paradenti”: P.Cannavaro e Aronica raccontano Campagnaro

Intervista realizzata da Matteo Corona

Hugo Armando Campagnaro, dopo mille battaglie calcistiche, ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo al termine della stagione. L’argentino a giugno compirà 40 anni e ha scelto di chiudere il suo cammino a Pescara. Le sue gesta e le sue prestazioni di cuore e sostanza, con la maglia del Napoli, sono rimaste impresse nella mente dei tifosi. Il giocatore, infatti, in Campania ha vissuto quattro annate profonde e intense, condite da più di cento presenze. L’ex numero 14 degli azzurri era un tassello prezioso nei “titolarissimi” di Walter Mazzarri, una pedina fondamentale per garantire e infondere personalità e carisma al gruppo. Sempre pronto a sacrificarsi per il compagno, senza mai rinunciare alle sue spiccate qualità offensive racchiuse nelle sue gambe. Già, avete capito bene. Campagnaro ricopriva il ruolo di attaccante nel Deportivo Morón poi, una volta approdato in Italia - nello specifico al Piacenza - pian piano è passato da esterno di centrocampo a componente versatile della retroguardia. Tale evoluzione si è completata definitivamente con la Sampdoria e successivamente con il Napoli.

 “Uno dei difensori col dribbling più efficace”

A proposito di questo tema, Paolo Cannavaro, suo ex compagno e capitano ai tempi di Napoli, è intervenuto ai microfoni di www.footballstation.it parlando delle caratteristiche del Toro: “Forse è stato uno dei difensori dotato del dribbling più efficace che abbia mai visto nella mia vita. Palla al piede aveva poco del centrale e molto dell’attaccante o comunque dell’ala”. Non manca nemmeno il riconoscimento alla persona: “È sempre stato un vero toro, un gran piacere giocare al suo fianco, lo ricordo molto bene. Lo considero un uomo vero, affidabile, silenzioso e intelligente, sapeva stare nel gruppo e dava un contributo notevole”. È risaputo che i sudamericani hanno il ritmo e la musica nel sangue. Campagnaro non era da meno: “Vi racconto questo aneddoto: suonava la chitarra elettrica, con Bogliacino e Denis aveva una specie di gruppo e si divertivano molto”.

 “Non era un paradenti, era un vero e proprio bite per i problemi muscolari”

Nel terzetto difensivo, di cui Walter Mazzarri si fidava ciecamente, non potevamo non interpellare un altro ex compagno di reparto dell’argentino. Ovviamente, stiamo parlando di Salvatore Aronica, punto di riferimento importante in una squadra ricca di risorse. Il difensore racconta il suo rapporto con il Toro:“Abbiamo trascorso bei momenti insieme. Ho avuto modo di conoscerlo dentro e fuori dal campo. Un professionista serio, devoto alla famiglia. Si è sempre contraddistinto per i suoi modi di fare gentili, uno dei migliori difensori con cui ho giocato. Secondo me la sua carriera è stata sottostimata. Era dotato di tecnica, grinta, rapidità e velocità. Non a caso, agli inizi ha fatto anche l’esterno offensivo. Era, inoltre, un’esteta: si allenava molto in palestra”. Aronica fa chiarezza sul celebre “paradenti” che in realtà si rivela essere un’altra cosa: “Durante i tempi della Samp, manifestava spesso fastidi al polpaccio. Dopo alcuni esami strumentali a Napoli, è venuto fuori che aveva bisogno di un bite da inserire sulla dentatura per mantenere equilibrio fisico. Mi spiego meglio. Molti acciacchi muscolari provengono da alcuni problemi ai denti, perciò mantenendoli stabili si può evitare di peggiorare alcune problematiche già esistenti. È fondamentale la correzione delle malocclusioni dentali, soprattutto per chi soffre di determinati fastidi a livello fisico. Il bite era trasparente, ma lo abbiamo colorato di azzurro per il Napoli. Il modo di prepararsi ai grandi match e alle notti magiche di Champions era singolare e stimolante: “I sudamericani facevano molto gruppo, stavano sempre insieme. In particolare si era instaurato un gran feeling tra Campagnaro, Lavezzi, Gargano, Bogliacino e Denis. Avevano questo piccolo complesso rock e si divertivano molto. Prima delle partite non facevamo nessun gesto scaramantico. Il segreto? Concentrazione, allegria e tanta musica sudamericana. Tutto questo ci ha accompagnato nel pullman e negli spogliatoi anche prima della finale di Coppa Italia a Roma che poi abbiamo vinto”.

 La convocazione del ct Sabella nel 2014 ai Mondiali in Brasile è stato il giusto riconoscimento del valore e del carisma di Campagnaro. Ovviamente i minuti giocati e la vittoria sfiorata con l’Argentina in finale contro la Germania sono ricordi che custodisce preziosamente. In questo lungo percorso, l’unico trofeo è quello conquistato nel 2012, ovvero la Coppa Italia vinta con la maglia del Napoli contro la Juventus, dove tra l’altro è risultato uno dei migliori in campo.

 

Si ringraziano Paolo Cannavaro e Salvatore Aronica per la cortese disponibilità.

I TESTI E I CONTENUTI PRESENTI SU www.footballstation.it .IT POSSONO ESSERE RIPORTATI SU ALTRI SITI SOLO PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE.