ESCLUSIVA - Zotti si racconta: “Bruno Conti è stato come un papà. Sogno di tornare alla Roma”

Intervista realizzata da Matteo Corona

Ci sono dei momenti nella vita in cui si viene chiamati ad adempiere prove prestigiose e di spessore in periodi inaspettati. Lo sa bene Carlo Zotti, ex portiere della Roma e attuale preparatore degli estremi difensori del Lecco. Dopo sole quattro presenze nelle prime due stagioni con i giallorossi, l’annata 2004/2005 lo vede chiamato in causa con più costanza, per via dell’infortunio di Ivan Pellizzoli. L’ex calciatore conserva nel proprio cuore quegli episodi, compreso l’esordio in Champions, come lui stesso spiega ai microfoni di www.footballstation.it: “Il debutto in A con la Roma contro il Torino è stato un qualcosa d’incredibile. Il mio paese era in festa per questo evento. Anche debuttare in Champions è un lusso che non tutti possono permettersi. In generale, indossare quella maglia e rappresentare quei colori è difficile da spiegare. Non sono nato nella Capitale ma sono andato via di casa a tredici anni, facendo anni intensi di settore giovanile con la Roma. Alla fine sono diventato tifoso anch’io. Quello stemma va meritato e sudato, pesa tanto. L’amore dei tifosi non è quantificabile e deve essere conquistato. Il rigore parato sotto la Sud rimarrà per sempre nel mio cuore.

Totti "sfrutta" Zotti con i tifosi asiatici: “È lui. Non vedete il cognome?”

Il periodo romano è intenso, ma non mancano episodi simpatici con il capitano dei lupi: “Durante una tournée, c’erano tantissimi tifosi asiatici che chiedevano foto e autografi a Francesco (Totti, ndr). Ad un certo punto, con la sua spontaneità e simpatia, mi fa girare verso quelle persone dicendo che ero io il vero Totti. Perché? Il mio cognome è simile al suo, per questo ci scherzava. In allenamento provava sempre i suoi celebri cucchiai, mentre Batistuta ti piegava le mani per la potenza delle sue conclusioni. Anche Montella e Balbo ti allenavano bene”. A proposito di Batistuta, Zotti ha pochi dubbi: “Il suo contributo alla vittoria dello Scudetto è stato decisivo. È una leggenda, ho avuto l’onore di giocare con lui. Pensate che anche quando perdeva nelle partitelle d’allenamento s’arrabbiava tantissimo. Al termine delle sedute si fermava sempre a farmi i tiri. L’ultima volta che l’ho visto è stato a Coverciano, durante il corso per gli allenatori. In quella circostanza ci siamo abbracciati forte”.

Il commento sull’assenza di Totti e De Rossi per la prima volta: “È come se mancasse l’anima”

Sull’assenza per il primo anno di Totti e De Rossi nella Roma, si esprime in questo modo: “Ho sensazioni strane, perché Roma è sempre stata abituata ad avere le proprie bandiere in campo, a giocatori che rappresentano la squadra e la città. Sembra quasi che non ci sia un’anima. Ovviamente rimane un club importante e la squadra è competitiva, ma non basta”. Un giudizio anche sul collega Pau Lopez: “Mi piace molto, è tecnico e legge bene le varie situazioni di gioco. Lo seguivo già ai tempi del Betis Siviglia, ha fatto la scelta giusta. È giovane e nel giro della Nazionale. Secondo me ha anche il giusto atteggiamento, trasmette tranquillità. I preparatori, negli ultimi anni, hanno fatto ottime cose con i portieri”.

“Non riuscivo più a utilizzare il polso. Per fortuna che…”

Purtroppo, però, gli ultimi anni non sono stati semplici per Zotti, a causa di un infortunio e di un intervento andato male: “In questo momento sto bene, soprattutto da quando sono arrivato qui (a Lecco, ndr). Non nascondo che ho avuto anni complicati. Nel 2015, quando ancora giocavo e avevo voglia di divertirmi, a causa di un grave infortunio e di un intervento andato malissimo non ho potuto proseguire. Non ho avuto la possibilità di chiudere la carriera quando e dove volevo. Non ero più la stessa persona: il polso non mi consentiva più di fare niente neanche fuori dal campo. Ero stato sottoposto a questa operazione in Svizzera, dove vivevo da nove anni. Fortunatamente, ho trovato un bravo chirurgo in Italia, che mi ha dato la possibilità di essere un trentacinquenne in grado di usare pienamente la propria mano. Sono poi riuscito a diventare preparatore dei portieri. In quegli anni duri tra ospedali e fisioterapie, non ho perso tempo: ho studiato, preso i patentini e mi sono specializzato. Lavorare con i giovani per me è una passione, ho avuto grandi maestri da Del Cielo a Tancredi, fino ad arrivare a Superchi, Negrisolo, Filippi e Bonaiuti. È fondamentale aggiornarsi, sono stato anche in Cina, ma poi mi è giunta questa chiamata”.

Il legame con Bruno Conti: “Per me è stato come un padre. Sogno di ritornare nella Capitale”.

Idee chiare sul futuro e su un possibile ritorno nella Capitale: “Vorrei affermarmi a grandi livelli, mi piacerebbe anche aprire una mia accademia e dare la possibilità ai più giovani di allenarsi in maniera specifica. Per me sarebbe un sogno tornare alla Roma. Mi sento spesso con Bruno Conti, per me è stato come un padre”.