Spallettiana genialità. Lobotka dopo Pizarro e Brozo: playmaker DNA

Partiamo da un presupposto nonché da un dato oggettivo: il classico regista davanti alla difesa al giorno d'oggi è probabilmente il ruolo più complicato da trovare nel calcio, o meglio è diventato compito più che arduo scovare calciatori che sappiano ricoprire quella posizione con qualità, intraprendenza, aggressività ma soprattutto intelligenza tattica. Il che non è un caso. Ciò va a supportare la tesi che il livello del football, dal punto di vista planetario, si è notevolmente abbassato rispetto alla precedente generazione. Posizioni come regista e trequartista - qui andrebbe fatta un'analisi più approfondita collegata all'evoluzione e al cambiamento di questo sport - ne hanno risentito. Basti pensare alle squadre più forti a livello internazionale e non solo a quelle del nostro campionato. C'è l'intramontabile Sergio Busquets, Rodri, Casemiro (aiutato nel suo prime da Modric e Kroos loro stessi più registi del brasiliano), l'emergente Tchouaméni, i nostri Brozovic e Lobotka, Jorginho e Thiago Alcantara in fase calante. Insomma ne abbiamo citati alcuni, ci sono giovani di prospettiva poi, ma se andiamo a vedere squadre come il Milan, Juventus, Roma, Atletico e via dicendo, latitano sotto questo aspetto. E' vero il modo di giocare e le richieste sono differenti, ma è chiaro che il profilo da regista, tanto in voga e sviluppato tempo fa, è ormai un ruolo che sta andando quasi verso l'estinzione. Va fatta una precisazione essenziale e doverosa: l'evoluzione del calcio ha comportato un'evoluzione anche da questo punto di vista. Se prima l'impostazione e la creazione di trame passavano dall'uomo davanti alla difesa aiutato dal fantasista (il dieci per intenderci), ora le cose sono cambiate. Tornando al discorso precedente, se andiamo ad analizzare una delle squadre più forti degli ultimi 20 anni e forse tra le dieci più forti di sempre, il Real Madrid 2017-2018 schierava Casemiro davanti alla difesa, calciatore straordinariamente totale e completo, ma l'impostazione e la creazione di gioco erano elementi innalzati magnificamente da Modric e Kroos. Sia ben chiaro, Casemiro anche tecnicamente ha dimostrato colpi fenomenali. Quanto appena descritto meriterebbe un'analisi più dettagliata che faremo in separata sede. 

LUCIANO SPALLETTI E L'AMORE PER IL REGISTA 

PEK E DDR - Luciano Spalletti, allenatore innovativo e moderno che sta trascinando in maniera brillante il Napoli in questa stagione, nelle sue esperienze ha sempre dato un ruolo di rilevanza centrale al regista. Quando non lo aveva in squadra lo ha creato lui stesso o comunque adattato qualche profilo in particolare. Se parliamo delle sue esperienze italiane, la Roma più bella degli ultimi venti anni a livello di gioco si è vista con il primo Spalletti, quel 4-2-3-1 dove David Pizarro, reduce dall'esperienza all'Inter non esaltante, ebbe un ruolo prezioso e primario. Ecco, quella Roma con Totti falso nueve e Perrotta incursore, funzionava a pennello proprio perché Pizarro e De Rossi, il cileno in particolar modo, agiva egregiamente da costruttore del gioco. Se andiamo ad esaminare le caratteristiche di Pizarro, si nota di come l'attuale tecnico del Napoli, dava al centrocampista compiti in ogni zona del campo e di ogni natura. E' chiaro che Pizarro era in grado di recuperare palloni e anticipare letture di gioco, ma il suo obiettivo principale era quello di ricevere il pallone dai difensori e inventare azioni per terzini, esterni e punte. Detto così è quasi banale, ma era l'essenza pura del regista di una volta e Pizarro lo ha interpretato in maniera ancora più moderna. Nel secondo Spalletti, invece, notiamo di come De Rossi sia spostato in quel ruolo grazie alla maturità di DDR. Sia chiaro, Miralem Pjanic era geniale nelle imbucate e negli assist, ma De Rossi ha proseguito e maturato la sua dimensione da uomo davanti alla difesa, con doti aggressive e da incontrista certamente, ma con importanti qualità in fase di impostazione e di raccordo della zona nevralgica con i centrali difensivi e le mezzali di turno. Non è un caso che De Rossi consideri Luciano Spalletti tra i migliori allenatori avuti.

BROZOINTERNAZIONALE - Passiamo al capitolo Inter, dove ancora oggi non sono capiti e compresi gli enormi meriti del tecnico di Certaldo. Spalletti riporta l'Inter in Champions League dopo sei lunghissimi anni. Durante la sua epoca nerazzurra, pur avendo buoni giocatori, gli acquisti a differenza di quanto accaduto con Antonio Conte, sono stati pochi, e di quei pochi solo alcuni sono diventati titolari. Spalletti ha eseguito un lavoro straordinario nel rilancio interista, avendo alcune intuizioni geniali. Su tutte lo spostamento di Brozovic nel ruolo di regista, mossa che ha cambiato la carriera del croato e azzerderei il futuro dell'Inter. Brozovic è diventato uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, e lo ha dimostrato anche nei palcoscenici più prestigiosi, Mondiale e Champions. Brozo incarna brillantemente il ruolo di regista moderno, quando non c'è la manovra dei nerazzurri ne risente tremendamente e, per tale motivo, l'Inter può ritenersi orgogliosa e privilegiata di avere un giocatore di questa caratura, fondamentale nella vittoria dello Scudetto. 

GIOIELLO AZZURRO - Se nel primo caso abbiamo visto di come Spalletti abbia dato un fulcro centrale a registi che già aveva in rosa come Pizarro prima e De Rossi poi, nel secondo caso lo ha costruito e inventato lui stesso, scoprendo doti nascoste. L'allenatore degli azzurri ha dimostrato anche di essere in grado di valorizzare questa figura, come nel caso di Lobotka, acquisto che stava passando in secondo piano. Nel Napoli i meriti manifestati per il reparto offensivo sono giustamente leciti, ma se il gioco di Spalletti decolla lo si deve maggiormente a Lobotka, che assomiglia tra i profili menzionati in precedenza, molto a Pizarro, con Anguissa che senza dubbio gli dà una mano in fase di impostazione e maggiormente sulle palle alte come accadeva a De Rossi, ma il posizionamento e l'intelligenza di Lobotka sono fuori discussione. Basti guardare quando gli azzurri sono pressati, l'uscita dal pressing dello slovacco è brillante, il suo saper trovare lo spiraglio in situazioni complicate è ammirevole mentre il suo fraseggio unito ad una capacità di comprensione delle varie letture di gioco sono elementi che rappresentano il valore aggiunto. Lobotka partiva indietro rispetto a Demme, anche perché non sempre ha ricoperto quel ruolo, ma nonostante questo Spalletti lo ha trasformato e valorizzato.

Quando osservate le partite del Napoli, o vi ricapita di rivedere vecchie gare della Roma di Spalletti, fate caso non tanto a quanto volte tocca il pallone il regista spallettiano o a quante volte viene cercato dai compagni, perché è giusto che queste cose avvengano in varie circostanze. Notate invece la difesa in fase di non possesso oppure in fase di possesso il posizionamento prima che un suo compagno riceva palla - legge in anticipo dove piazzarsi per dare uno scarico immediato al calciatore -. Insomma, il regista classico seppur sia un ruolo ormai raro, nel mondo spallettiano continua a raggiungere livelli ragguardevoli.