Lusso e ricchezze faraoniche: così l'Arabia ridisegnò confini e dettami del mercato planetario

La nuova frontiera del calcio internazionale. O meglio, Mondiale. L'Arabia Saudita, grazie alle sue potenti e infinite disponibilità economiche degli ultimi decenni, ha deciso pesantemente di investire sul Football. E l'ha fatto con un mercato senza precedenti, considerando quale fosse il livello del suo sport 12 mesi fa fino a quanto ha già conseguito oggi, settembre 2023. Un mercato che volge al termine, un mercato che ha ridisegnato confini e connotati planetari. A suon di milioni. Non che fosse un problema convincere club europei con assegni importanti per strapparne cartellino, ma soprattutto determinanti, fuori da ogni logica, per persuadere calciatori a sposare il progetto della Saudi Pro League. Un paese e tifoseria già di loro ricchissime, tanto che i tifosi più vip regalano orologi a calciatori dopo le gare: già, è successo anche questo. La netta impressione dicembrina è che la vittoria in apertura ai Mondiali di Qatar 2022 contro chi avrebbe vinto la competizione come l'Argentina di Messi fosse stato soltanto l'indice all'alba di 2023 arabo assolutamente rivoluzionario. E così è stato. La prima pagina del libro l'ha scritta uno dei calciatori più rappresentativi della storia di questo sport: Cristiano Ronaldo all'Al Nassr per 200 milioni netti a stagione. Qualcosa che riscrisse connotati. Fece palesemente da immagine ma soprattutto da primo prestigioso pioniere. Indicò la via, quella che percorsero campioni del calibro di Karim Benzema, Pallone D'Oro in carica, e Ngolo Kanté. E se prima erano solo calciatori sul viale del tramonto, per quanto straordinariamente prestigiosi, col passare delle settimane estive sono arrivati calciatori giovani, in rampa di lancio, che solo un anno fa avrebbero avuto massimo splendore e prime pagine a livello europeo. Il caso di Gabri Veiga, talentissimo del Celta e della nazionale spagnola appena 20enne, vicinissimo al Napoli poi finito all'Al-Ahli. Clamoroso, fa capire tanto. Un'estate rivoluzionaria con tanti icone della Champions League del Vecchio Continente tutte trasferite in Medio Oriente. Partendo dall'Al-Ahli stesso, che s'è regalata un sontuoso tridente composto da Mahrez, Firmino e Saint-Maximin, sostenuto da Kessié e coperto dalla coppia ex A come Demiral e Ibanez, protetti da Mendy ex Chelsea tra i pali. I campioni in carica dell'Al Ittihad hanno invece scelto di restare "buoni" post Kanté e Benzema: "soltanto" Jota del Celtic e Fabinho del Liverpool. Cristiano, che ha vinto decidendo con doppietta la Champions araba, ha un nuovo compagno di reparto con l'Al Nassr: l'ex Liverpool e Bayern, pezzone atomico, Sadio Mané. Con loro come noto anche gli ex interisti Brozovic e Telles, così come Fofana e Laporte. La regina più importante però col passare delle settimane è diventata l'Al Hilal, che ha chiuso uno dei colpi del secolo: altro ingaggio record, villone atomico, pilota più jet privato per Neymar. Non che i suoi altri colpi guadagnino di meno: da Malcom a Ruben Neves e Koulibaly, fino ai serbi Mitrovic e Milinkovic. Infine l'ultima colonia del sentimento Liverpool: Mr Gerrard ha voluto l'erede di Anfield, il suo capitano Jordan Henderson. Con loro altra iconografia dell'ultimo decennio rosso: Gini Wijnaldum. Mancano direttori e grandi allenatori, senz'altro. Serve cultura, idee. Servono settori giovanili. Questo è un appunto da sviluppare. Ma le premesse sono straordinarie. In un anno ha superato la Cina, esperimento chiuso senza successo, quantomeno nel confronto saudita. Il tempo narrerà dove arriveranno. I diritti televisivi faranno il resto. Adesso è una moda. Adesso è lusso. Un lusso nel deserto. Adesso è spettacolarizzazione del tutto, sfarzo calcistico. Chissà se invece, fra qualche anno, parleremo di uno dei Football più prestigiosi al mondo. Un aspetto è certo: l'estate 2023 ha già ridisegnato i confini del calciomercato mondiale. 

Picture: Al Hilal Facebook Official Page