Solco decisivo. E che solco. Non c'è niente da fare: le grandi squadre sanno perfettamente quale sia il momento migliore per spingere, per staccare, per stroncare un campionato. Nel lungo inverno italiano l'Inter non solo s'è presa la Supercoppa Italiana e vinto il primo atto dell'ottavo di Champions con l'Atletico di Madrid, ma ha letteralmente smontato e distrutto ogni speranza titolo della resuscitata Juve d'Allegri, tornata a competere per il vertice, compagine che per tutto l'autunno e prima parte del campionato aveva lasciato sognare i suoi sostenitori, sognare un testa a testa che poteva proseguire fino alla fine.
CRONISTORIA INVERNALE Ma non è stato così. Perché nel momento delle fatiche nerazzurre, nel momento decisivo in cui Max poteva sentire l'odore del sangue tra partita con l'Empoli in concomitanza con la delicata trasferta interista al Franchi, la Juve s'è fermata sul più bello ed Inzaghi s'è portato a casa l'uno a zero più pesante del campionato. Tutte le grandi squadre non possono far a meno di vincere partite sporche, sudate e sofferte. Come quella di Firenze. E allora trittico decisivo: tra Franchi, scontro diretto e prova di forza capitolina, quella a Roma con la Roma. Poi i poker in bellezza tra Salernitana, Lecce e Atalanta. 12-0 in tre partite. Vento in poppa, vele spiegate e quel +12 in classifica che significa radioso orizzonte, orizzonte scudettato, orizzonte da doppia stella. L'Inter ha stroncato nel suo momento, calendario alla mano, più impegnativo.
SERENITA' CHAMPIONS E non c'è contesto migliore che approcciare ritorno al Wanda Metropolitano tra l'altro con due risultati su tre e rientrare tra le prime otto d'Europa coi quarti in programma ad aprile, mese in cui partirà un ultimo curvone che per l'Inter, in Italia, significa già sostanzialmente capitolo chiuso. Energie e risorse da destinare tutte alla Champions League, per sognare di replicare la cavalcata, seppur non da favorita, fino alla finale come l'anno scorso.
GRUPPO VERO Il merito è di Inzaghi. Delle sue scelte. Di un gruppo vero. Un gruppo che vanta rosa lunga, confrontata alle altre, e gente come Frattesi, Augusto, Arnautovic pronta sempre a sostenere i compagni pur senza troppo minutaggio. Ma che grazie a quell'impianto di gioco così collaudato costruito da Inzaghi sa perfettamente come partecipare, rendere, timbrare quando chiamata in casa. Un gruppo, tra l'altro, che nonostante negli anni abbia perso per circostanze, scelte, anzianità o ricche cessioni gente come Onana, Hakimi, Skriniar, Dzeko, Lukaku, Eriksen e resta a dominare il calcio italiano. E qui, una piccola critica al livello della Serie A, per quanto poi siano stati bravi a rattoppare più che riformulare sia Marotta che Ausilio, va fatta. Quantomeno un'argomentazione. Ma ci sarà tempo per parlarne. Anche perchè comunque, complessivamente, pur non rappresentando più quell'NBA, quel campionato più forte e prestigioso d'Europa come nel decennio tra fine novanta ed inizio 2000 ante Calciopoli, il nostro calcio continua a portare squadre fino alla fine in tutte le competizioni europee: ecco perchè tra l'altro avrà con ogni probabilità diritto ad un posto Champions in più, la quinta posizione, per la stagione 24/25.