Totti lascia la Roma. Dopo 30 anni. Una notizia che si respirava ormai da due giorni, un rapporto complicato e un amore mai sbocciato, quello con la dirigenza americana. Una conferenza stampa autorevole al salone del Coni, conferenza necessaria per spiegare al suo popolo perchè, i motivi, le grandi motivazioni alla base dell'addio. Aveva chiesto un ruolo da direttore tecnico dopo mesi di apprendistato, una figura come la sua non è mai invece colpevolmente presa in considerazione. Adesso il futuro con la federazione, che molto probabilmente lo accoglierà tra i suoi ranghi. Ma dentro di sè, col cuore scavato e tradito, spera sempre sia un arrivederci: vorrebbe tornare a casa con un'altra priorità.
Una conferenza stampa infinita. Parla Totti, chiaramente domande a gogò. 80 minuti, uno sfogo, anche signorile, ma Francesco non le ha certamente mandate a dire. E così doveva andare, col cuore romano e romanista, col sangue di Porta Metronia.
"Sapevano le mie intenzioni, volevo dare tanto a questa società, la mia squadra del cuore. Ma loro non hanno mai voluto, una presenza ingombrante, mi tenevano fuori da tutto. Se scelgono un allenatore o un direttore sportivo e non mi chiamano, se fanno riunioni e non mi chiamano o si fanno vivi solo quando le cose vanno male, non posso far altro che andarmene. Non farò nomi, non attaccherò direttamente persone e dirigenti. Ma era stato prefissato un percorso, erano stati fatti certi discorsi, non sono stati rispettati. Oggi è stato come morire, lasciare Roma è come lasciare mamma, ma non posso far altro che prendere questa decisione.
E poi iniziano le stoccate, quelle forti: "Tutti sappiamo chi voleva smettessi di giocare a calcio. Il problema è che poi hanno fatto di tutto per mandarmi via. Non sono mai stato coinvolto in alcun progetto tecnico. Un processo di deromanizzazione? Alla fine sì, ci sono riusciti. Ci sono dirigenti che da anni avevano questo obiettivo, adesso saranno contenti (E tac, stoccata a Franco Baldini). Baldini? Un rapporto inesistente, da anni, mai decollato. Non c'è, non c'è mai stato e mai ci sarà. Uno dei due doveva andar via, e mi sono fatto da parte io. Tutti sappiamo come funziona nella Roma: si pensa e si riflette a Trigoria, ma alla fine le decisioni le prendono sempre da Londra. Il problema del presidente, con cui non parlo a tu per tu da almeno due anni, è che si circonda di persone sbagliate che secondo me non vogliono il bene della Roma.
E poi frasi importanti, gravi e soprattutto preoccupanti: "Ho visto dirigenti sorridere quando la Roma perde. Non farò nomi, mai, ma ho visto anche questo. Il presidente è lontano, lontanissimo, a Roma serve una figura fissa: quando il gatto non c'è i topi ballano. La società che sta a Trigoria, nel suo comporsi e susseguirsi nel tempo, è piena di persone che a pranzo parlano male dietro di colleghi, e così non si va da nessuna parte. Sono stato pugnalato anche io dietro le spalle".
Fienga e Baldissoni: "Ringrazio Fienga, l'unico che m'ha sempre dato la giusta importanza. Baldissoni? Rapporto normale, ha cercato di indirizzarmi, guardate dove m'ha mandato".
Capitolo De Rossi, altra frecciata: "Speravo con Daniele si comportassero in maniera differente da come gestirono il mio addio al calcio giocato. Eppure, tra un episodio e l'altro, 'l'hanno lasciato andar via soltanto a due settimane dalla fine del campionato. I presidenti vanno e vengono, così come gli allenatori, così come i giocatori. Ma le bandiere no, quelle restano".
E così attacca ancora l'operato della dirigenza, una società che tra plusvalenze e false promesse non ha mai rispettato la parola data ai tifosi: "Alla gente devi dire la verità. Non puoi promettere di rendere la Roma uno dei più grandi club d'Europa, se poi i risultati sono questi. I tifosi della Roma meritano la verità, sempre, perchè ti rende inattaccabile. Sono state dette e scritte molte cose, Di Francesco stesso è stato mandato via: ha commesso errori, sì, ma gli sono stati comprati giocatori che non voleva. Aveva chiesto 4 o 5 elementi, sapete quanti gliene hanno presi? Zero."
Capitolo allenatori: "Ho parlato solo con Conte, che vista la situazione ha cambiato idea e ritenuto giusto andare da altre parti. Ranieri uomo vero? Non ha chiesto una lira, è venuto nel momento del bisogno. Sono contento che la gente l'abbia omaggiato. Dopo Conte non ho parlato più con nessuno, nè De Zerbi, nè Gattuso, nè Sinisa. Sono state altre persone a scegliere Fonseca, le solite, quelle che vivono a Londra. Le stesse che non avrebbero mai voluto Claudio Ranieri".