Allegri, simbolo del calcio italiano e della mentalità vincente

di Matteo Corona

Parliamoci subito chiaro e in maniera diretta. La maggior parte delle persone che voleva fortemente Allegri via dalla Juventus due stagioni fa, oggi ha sorriso per il suo ritorno a Torino. Il problema più grande, oltre al gioco e alle idee di calcio, è stato dare per scontato alcuni successi, non riconoscendo pienamente i meriti del tecnico livornese. "Ti rendi conto dell'importanza di una persona solo quando l'hai persa". La mentalità di Allegri e i suoi insegnamenti hanno trasmesso al mondo bianconero dei principi forti. Per strappare la totalità dei consensi è mancata la vittoria della Champions League, sfiorata per ben due volte, contro due corazzate dal valore inestimabile, Barcellona e Real Madrid. E' inutile nasconderlo, la critica più grande rivolta all'allenatore ha riguardato il suo modo atteggiamento troppo difensivista - seppur pragmatico e cinico - e il suo pensare troppo al pacchetto arretrato, limitando la creatività e la fantasia. Ma siamo così sicuri che sia così? Il credo calcistico di Allegri è finalizzato più tosto ad un'idea di calcio utile a mettere in cascina trofei. Pochi virtuosismi, ma tanta solidità. Su questo ci sono pochi dubbi. Tuttavia, va sottolineato un aspetto primario: essere abili a non prendere gol non significa necessariamente essere difensivisti e proporre il catenaccio. Allegri ha sempre lasciato carta bianca ai suoi calciatori più forti, basti vedere Ibra al Milan e Ronaldo alla Juventus. Vedere questi fenomeni, però, sacrificarsi non vuol dire "bombardare" lo sprint offensivo. E' palese che in alcune circostanze, per via dei ripiegamenti, gli attaccanti possono diventare meno lucidi davanti alla porta, ma questo lavoro se ben equilibrato può far ottenere risultati notevoli.