Europa League, trionfa il Chelsea di Sarri: distrutto l'Arsenal!

E fu così che Maurizio Sarri conquistò il suo primo titolo da allenatore di grandi squadre.

E se l'è meritato, dopo tutte le critiche ricevute durante l'arco del campionato, soprattutto dopo una finale di Coppa di Lega sfortunatamente persa soltanto ai rigori col ben più attrezzato Man City di Pep Guardiola.

Il Chelsea rispetta i pronostici e batte l'Arsenal in finale d'Europa League. Un 4-1 sorprendentemente netto che umilia i colleghi londinesi, un 4-1 che porta le firme dell'ex Giroud, di Pedro (sempre più uomo delle grandi occasioni) e soprattutto di Eden Hazard, che timbra due volte la porta avversaria e chiude tra abbracci e sorrisoni l'esperienza al Chelsea. Chiude come fanno i grandi campioni, regalando due altre perle e soprattutto un altro titolo al club che l'ha visto calcisticamente nascere, crescere e trionfare. Adesso andrà a Madrid, 120 milioni nelle casse di Roman Abramovic. 

Per l'Arsenal delusione dell'anno e fallimento totale. Una squadra che nonostante un calendario estremamente favorevole non è riuscita a chiudere tra le prime 4 in Premier rimandando l'accesso alla prossima Champions alla finale di Europa League. Una finale persa, persa male, malissimo. Un fallimento, nonostante l'eurogol di Alex Iwobi. Giovani e sgrammaticati i ragazzi di Emery, critiche lecite da muovere verso un tecnico che ripartirà a luglio come se fosse l'estate 2018. Ovvero, tutto da capo. Era l'ultima di Cech, lascia raccogliendo 4 volte il pallone in rete, trafitto dai colpi di quella che per tanti anni è stata la sua sposa calcistica, il Chelsea. 

Dall'altra parte sorride Sarri, che malgrado le sue dichiarazioni d'amore verso quel calcio oltremanica che tanto l'affascina quanto lo stimola, sembra aver già dichiarato alla società russa di voler tornare in Italia. Le sirene bianconere lo attraggono, così come quel progetto di vincere quella fatidica Champions che a Torino manca dagli anni 90'. E la storia d'amore col suo Napoli? Si vedrà, ormai non dobbiamo più stupirci di nulla.