L'arroganza che fa danni: flop Malcom, addio Barcellona

C'è chi ha vissuto la povertà, chi è cresciuto nelle Favelas, chi sfrutta il suo talento per diventare milionario. Per carità, come dargli torto. C'è invece chi sfrutta il proprio talento soltanto parzialmente per ottenere soddisfazioni calcistiche, ma soprattutto per divenire un personaggio, un personaggio importante, anche oltrepassando lealtà e valori. 

Il caso di Malcom è senz'altro emblematico. Uno dei casi più discussi del mercato internazionale, soltanto 12 mesi fa. Era tutto fatto con la Roma, aveva dato l'ok, era pronto a sbarcare a Fiumicino. Il Bordeaux aveva già diramato il comunicato, ufficializzando di fatto il passaggio del suo gioiello in giallorosso. Poi l'inserimento del Barcellona, la fame di soldi, di copertine, di prime pagine. E la parola romanista distrutta. Malcom scelse il Camp Nou, chiaramente un club più importante della Roma, ma mai scelta fu più sbagliata. 

12 mesi dopo s'è ritrovato dietro Messi, Griezmann, Coutinho, Dembelè, Suarez, Rafinha, se non Denis Suarez e Munir. Insomma, il nulla. Ha passato più tempo a rifarsi le sopracciglia come sex simbol delle Ramblas che altro. Risultato? Scaricato, senza ripensamenti. Il Barcellona ha accettato la prima offerta pervenuta: 35 milioni dallo Zenit. Il ragazzo ha accettato, altrochè. Soldi russi, ma che brutta fine! Sparirà dal calcio che conta, quantomeno dai campionati più importanti. Ed è giusto così.