The Big Ange Revolution. Postecoglou, impatto e sentimento: dall'Australia al paradiso, scalata planetaria

Tra le rivelazioni assolute di questi primi tre mesi autunnali di Premier c'è senz'altro un accento unico, particolarissimo, qualcuno che parla australe col cognome tremendamente greco. Un accento che non s'era mai sentito prima a quelle latitudini. Un accento che ha fatto, per mesi e mesi, stupendo chiunque e conquistando copertine su copertine, voce grossa grossa, eccome.

SCALATA PLANETARIA Naturalmente Ange Postecoglou, primo tecnico australiano di sempre ad allenare in Premier League. Il ribaltamento di frontiera e filosofia del calcio planetario. Dall'estremo opposto del globo terrestre. Classe 1965, rivoluzionario post Hiddink di un modo di far calcio in Australia, di cui è diventato tramite murales e copertine assoluta iconografia. Una nuova generazione e calcio all'avanguardia fino alla qualificazione ai Mondiali del 2014 e la vittoria della Coppa d'Asia nel 2015. E allora le vittorie in Giappone fino alla sorprendente chiamata di un Celtic dominato dai Rangers, l'impatto europeo, ribaltamento di dinastia generazione e biancoverdi supercampioni di Scozia. Allora la grande chiamata, irrinunciabile. Aveva in due anni dato tutto e completato lavoro perfetto e maestoso a Celtic Park. Ha scelto il Tottenham quando nessuno sarebbe stato così coraggioso dopo ceneri e macerie dell'era Mourinho/Conte, annate desolanti, di rovina, lassù. Un club alla deriva, l'ottavo posto, la fine definitiva dei vecchi anni dell'era Pochettino, la partenza estiva, inevitabile, del calciatore più forte e di uno dei più forti dell'intera storia del club, naturalmente Harry Kane. D'altronde la sua storia è sempre stata costruire e ricostruire. Arrivare e cambiare, ribaltare un ambiente, infondere vita, valori, lealtà e mentalità assieme a tutto il suo concetto di Football continuamente rivoluzionario, in ogni decennio, in ogni dove, a soddisfare tutte le 5W giornalistiche.

IMPATTO STELLARE Oggi ad Hotspur Way tutti parlano il suo lessico: ha ricostruito una nuova squadra giovane, motivata, affamatissima, coraggiosa, offensiva. Palleggio e dominio contraddistinti da trame raffinate, difesa altissima a sorreggere pressing alto. E siamo appena all'alba di una nuova era ma questo team è partito fortissimo: ha fatto piangere Manchester e Liverpool, ha fatto punti su punti esprimendo finalmente quello che piazza e tifoseria sognavano, Tottenham Way, calcio spettacolo. Una campagna acquisti fatta a sua misura: Van de Ven a completare Romero, difesa alta, Maddison a brillare davanti al poderoso e completo vertice basso completamente rilanciato Bissouma, scelto capitan Son trasformato per la prima volta in carriera in prima punta verticale vera. Solo successi. Gol a grappoli e tanto intrattenimento. In pochi mesi s'è vinto il Manager del mese d'agosto, quello di settembre e quello d'ottobre. Tre su tre. Mai nessuno come lui, prima d'ora. Un Tottenham fino ad un mese e mezzo orsono capolista solitaria. A stupir tutti. Lotterà già senz'altro per il quarto posto, tra United e Newcastle così balbettanti. Alla lunga City, Arsenal e Liverpool lotteranno per il titolo, sono senz'altro più attrezzate. Gli Spurs soffrono e soffriranno la notte del 5 novembre, la peggiore, quella che poteva rompere l'incantesimo ma nessuno s'aspettava in maniera così tremenda. 1-4 Chelsea, storia nella storia proprio Pochettino primo corsaro dell'anno a Londra Nord, ma soprattutto la concomitante perdita per infortuni degli elementi più prestigiosi del puzzle, quei Maddison e Van de Ven che non torneranno prima d'anno nuovo. Ma proprio durante quella notte, sotto per doppia inferiorità numerica, Ange ha trovato modo di conquistar copertine: difesa altissima anche in 9 a 50 metri dalla porta, sistema 071, sette difensori/centrocampisti in linea su palla inattiva Chelsea. Qualcosa che non s'era mai visto prima, qualcosa non nutriva minimamente precedenti. E i tifosi applaudono, apprezzano, fumogeni d'amore in South Stand a gara praticamente chiusa dalla squadra avversaria: cantano e invocano, sport puro, valori THFC, anche durante e dopo la sconfitta. Pazzi di lui, "We've got our Tottenham back". Avevano bisogno di uno come lui. Li ha conquistati coi suoi modi e col suo calcio. "Potete tenervi i vostri Pochettino, Mourinho e Conte, abbiamo il nostro Big Ange" canta sulla notte di Angels di Robbie Williams uno dei cantautori più folkloristici dei bar del Tottenham Hotspur Stadium, il popolarissimo The Voice of Spurs.

FUTURO IMMINENTE E poco importa se quella sconfitta è costata parecchio, in termini di risultati arrivati nel mese successivo, complice squadra decimata (e un Bentancur appena rientrato subito controdistrutto da Matty Cash, ndr), solo un punto in cinque gare ma quel, proprio quel punto, trasuda Poste da ogni poro, folle e romantico 3-3 all'Etihad all'ultimo respiro, sempre sotto porta e settore ospiti mai banale nella tradizione Spurs degli ultimi decenni. Ed infatti, malgrado lo scivolone interno col West Ham, la squadra è tornata a viaggiare, rifilando un netto poker al Newcastle e bissando col successo a Nottingham per ritrovare smalto e continuità di punti e risultati. Adesso festività e Capodanno, poi gennaio, un gennaio in cui Poste dovrà esser bravo a restare a galla pure senza Son, Bissouma e Sarr, a cavallo tra Coppa d'Asia e Coppa d'Africa. Ma ancora davanti a Manchester e Newcastle, così come quel mesto Chelsea a metà classifica, la squadra sogna in grande. Gli Spurs sono tornati a sognare. Nessun sogno è precluso, soprattutto quello Champions. Al Tottenham è tornato amore, amore vero. Valori e sentimento determinanti a quelle latitudini, quelle di un vento del sentimento che scorre dal lontano e remoto vittoriano 1882.