Roma, ecco il miglior undici del decennio: da Alisson a Dzeko, senza dimenticare i simboli

Matteo Corona

E arriva anche la miglior formazione della Roma - stilata dalla redazione di www.footballstation.it - dell'ultimo decennio. I guanti se li aggiudica Alisson Becker, il miglior portiere al mondo, reduce da una stagione meravigliosa col Liverpool. Il brasiliano ha contribuito notevolmente a far approdare i giallorossi nella storica semifinale di Champions League, in quella che i tifosi hanno giudicato la miglior annata di queste ultime dieci stagioni. Florenzi si posiziona invece nel ruolo di terzino destro, anche se non sta attraversando un momento idilliaco. Il numero 24, nel bene e nel male, ha sempre vissuto le vicende romaniste recenti. Il gol al Barcellona da centrocampo, le prodezze in rovesciata e le fiammate sulla fascia rimangono nel cuore dei tifosi. Per quanto riguarda i difensori centrali, spicca una coppia difensiva attualmente non amata dalla tifoseria, ma che ha giocato ad altissimi livelli. Si tratta di Manolas e Benatia. Il greco è entrato nella      storia per il gol del 3-0 nella leggendaria remuntada contro Messi e compagni, mentre il marocchino ha giocato nei lupi la sua migliore stagione in carriera, tanto da attirare il Bayern Monaco. Kolarov invece si prende la corsia di sinistra, cancellato il suo passato, grazie alla sua autorevolezza e alla sua professionalità. Nella mediana, in cabina di regia, c’è Daniele De Rossi. Pjanic e Nainggolan - tra l’altro molto amici - completano il pacchetto. Il bosniaco ha disegnato punizioni prelibate, mentre il Ninja ancora oggi è amatissimo. L’attacco delle meraviglie è formato da Totti sulla trequarti, pronto a lanciare la velocità supersonica di Momo Salah, attualmente uno dei migliori al mondo. La punta, il numero nove, è il cigno di Sarajevo: Edin Dzeko, attualmente il punto di riferimento offensivo e non solo della Roma. 

A guidare il tutto c'è Claudio Ranieri, un altro simbolo. Nel 2009/2010 ha sfiorato lo Scudetto, mentre la scorsa stagione, nel momento del bisogno, è tornato senza batter ciglio, segno tangibile del suo senso d'appartenenza.