La giornata del ribaltone nerazzurro: Marotta ricompatta, resta Conte, resta Ausilio. Ecco la ricostruzione completa

Si chiude oggi la giornata del ribaltone nerazzurro, una vertice fiume di tre ore e passa da cui passava il futuro dell'Inter. Tutto faceva presagire un addio, non più clamoroso, dopo le parole di Conte post Siviglia ("Parleremo del futuro dell'Inter, un futuro che sarà con o senza di me"), ma soprattutto dopo la spaccatura di fine campionato. Parole dure, attacchi al proprio datore di lavoro, attacchi a presunte spie all'interno del clun nerazzurro. 

E invece, senza spumante e bottiglia di vino, l'incontro sorprendentemente è finito bene. Tra strette di mano ma testa bassa, a lavoro, non c'è tempo da perdere. Evidentemente soddisfatte le richieste del tecnico sul mercato, evidentemente compresi i suoi sfoghi su come si deve diventare grande società prima e grande squadra poi.

Ma in fondo, a pensarci bene, la decisione di oggi che ribalta un addio che sembrava già scritto... è davvero così clamorosa? In fondo sorprende infatti soltanto fino ad una certa veder Conte restare alla base: a fine agosto non avrebbe avuto mercato, non ha vinto alcun trofeo, secondo ad un punto dalla Juve, eliminato in semifinale di Coppa Italia col Napoli, sconfitto in finale d'Europa League che manifesta ancor di più come e quanto il quotatissimo tecnico pugliese assolutamente nulla abbia vinto in Europa. 

Dall'altra parte, tenersi Conte per Zhang è una mossa senz'altro economica: non avrebbe potuto permettersi di esonerare un altro tecnico, non avrebbe potuto permettersi 20 milioni netti di ingaggio a tecnici da tenere a casa, considerando che Spalletti vanta ancora un altro anno a referto, a stipendio. 

Ciò che stupisce è che resterà pure Ausilio, almeno per il momento. Chi spiffera al mondo esterno faccende nerazzurre, citando parole e frasi di spallettiana e contiana memoria, forse è proprio lui. E ciò stupisce ancor di più, anche perchè poi parlando di materia prima anche sul mercato le idee del direttore sportivo e del tecnico sono sempre state profondamente contrapposte, si guardi Christian Eriksen. 

Rapporti logori ma professionalità che deve restare immutata. Conte a caccia di rivincite, tecnico che non può più sbagliare. Marotta a tessere la tela per ricompattare tutti i protagonisti e farli remare tutti sulla stessa barca. Perchè il prossimo anno proprio no, non si può più sbagliare: bisogna vincere.