Non basta un sontuoso Leo Messi al Barcellona per ribaltare Parigi e sognare la remuntada. Ed è un Messi delizia...e croce quello del Parco dei Principi. Perchè dopo il vantaggio dell'uomo che frantumò all'andata la retroguardia bluagrana, quello firmato dal dischetto da Mbappè, Leo sale in cattedra e dai 30 metri inventa una magia che impaurisce Pochettino e i suoi giovani ragazzi transalpini. Ma poi proprio Leo tradisce dal dischetto, facendosi ipnotizzare da un portiere straordinario e sempre colpevolmente sottovalutato in questa competizione, Keylor Navas, baluardo del Madrid dalle 4 Champions in 5 anni. Punteggio che resta sull'1-1 prima dell'intervallo, errore decisivo, rigore che avrebbe potuto cambiare ripresa, inerzia e ritmo. Buon Barca, comunque; nonostante rosa giovane e gente sopravvalutata. Reazione d'orgoglio caricata dalla nuova presidenza Laporta. Dall'altra parte Pochettino ultima la qualificazione stravinta all'andata, con gestione e amministrazione: il Psg avrebbe potuto far di più, forse, ma la vera impresa era già stata scritta all'andata, demolendo il Barca al Camp Nou. PSG, Liverpool, Porto e Borussia sono le prime qualificate ai quarti di finale.
Serenità europea per il Liverpool, che a Budapest ritrova sprazzi e trame da vecchi Reds, quasi come giocar lontani da quell'Anfield spento e desolante abbia aiutato a superare un ostacolo non proprio qualunque, quel Lipsia sempre importante fucina di talenti e ormai certezza d'eliminazione diretta da Champions. Jurgen Klopp scaccia un minimo di crisi e bissa il 2-0 a Lipsia pure in Ungheria: ottime trame, specialmente davanti, positivo finalmente il ritorno di Jota, segnano vecchie maniere Salah e Manè. Delude il Lipsia, smontato e distrutto sulla sua forza, ritmo e dinamismo, trame su cui il Liverpool ha costruito storia recente e che questa sera son tornate rosse protagoniste, a tutti gli effetti.