E fu così che la Pulce rimase, costretta. Ma che bombe contro Bartomeu!

Un anno per far pace. Un anno per riabbracciarsi. Messi resta a Barcellona. Costretto da un club che, per interessi e per ambizioni, non ha mantenuto la parola data al suo fuoriclasse, a cui era stato promesso di potersene andare in qualsiasi momento. E c'era pure una clausola, alla fine della stagione corrente. Poi il posticipo post Covid, e allora saltata pure la clausola, quella di liberarsi gratuitamente ed unilateralmente. Messi deluso, scottato da Bartomeu. Dopo Roma, Liverpool e Lisbona, con un Barcellona secondo lui (e secondo noi) tutt'altro che attrezzato per vincere la Champions, Leo aveva detto basta. Invece no, costretto a restare. Adesso un anno per far pace, chissà che questo sia stato uno scossone sveglia per Bartomeu, per tornare a costruire un grande Barca, un Barca da Champions. 

Ieri l'incontro tra club e papà, nel pomeriggio le parole di Leo che finalmente scopre la sua voce a Goal. E non le ha mandate certamente a dire. Ha aperto la sua onestà, mostrando tutto ciò che avesse dentro. 

"Ho detto alla società, soprattutto al presidente, che volevo andare via. Gliel'ho detto durante tutto l'anno. Pensavo che fosse il momento di farsi da parte. Credevo che il club avesse bisogno di gente più giovane, di gente nuova, e pensavo che si stava per concludere la mia avventura al Barcellona con grande dispiacere, perché ho sempre detto che avrei voluto chiudere qui la mia carriera. Ho sofferto molto durante gli allenamenti, nelle partite, nello spogliatoio. Era diventato tutto molto difficile per me e è arrivato un momento in cui ho pensato di andare in cerca di nuovi obiettivi, di aria nuova. Non è stato a causa del risultato in Champions contro il Bayern, era da molto tempo che stavo pensando a questa decisione. Gliel'ho detto al presidente e il presidente mi ha sempre detto che alla fine della stagione avrei potuto decidere se andarmene o se restare e alla fine non ha mantenuto la sua parola. Mi è costato molto decidere. Non c'entra il risultato del Bayern, dipende da tante cose. Ho sempre detto che volevo restare qui. Che volevo un progetto vincente e vincere titoli con il club per continuare a far crescere la leggenda del Barcellona a livello di trofei. E la verità è che da tempo che non c'è un progetto né nulla, loro si destreggiano e coprono i buchi mentre le cose vanno. Ho sempre pensato al benessere della mia famiglia e del club. Sono grato a questo club. Amo Barcellona e non troverò un posto migliore di qui altrove. Ma ho ancora il diritto di decidere. Volevo andare in cerca di nuovi obiettivi e nuove sfide. E domani sarei potuto tornare, perché qui a Barcellona ho tutto. Ho guardato oltre e volevo competere ai massimo livelli, vincere titoli, competere in Champions League. Puoi vincere o perdere, perché è molto difficile, ma devi competere. Almeno competere e non crollare come a Roma, Liverpool, Lisbona. Pensavo ed ero sicuro che fossi libero di andar via, il presidente ha sempre detto che alla fine della stagione potevo decidere se restare o meno. Adesso si aggrappano al fatto che non l'ho detto prima del 10 giugno, quando è chiaro che il 10 giugno eravamo in corsa per la Liga nel mezzo di questo tremendo coronavirus e che questa malattia ha alterato tutta la stagione. E questa è la ragione per la quale resterò al Barcellona. Adesso resterò perché il presidente mi ha detto che l'unico modo di andar via è pagare la clausola di 700 milioni di euro, e questo è impossibile. C'era un alto modo ed era andare in tribunale. Ma non farei mai causa al Barcellona perché è il club che amo, che mi ha dato tutto sin da quando sono arrivato, è il club della mia vita, ho passato la vita qui. Il Barça mi ha dato tutto e io ho dato tutto. So che non mi è mai passato per la testa portare il Barcellona in tribunale".