Genoa-Milan, si salvi chi può. Giampaolo: "Conosco solo una strada, il lavoro!"

Non sarà una partita come le altre. No, in quel di Genova mai. Marco Giampaolo ha lasciato cuore e sentimenti al Ferraris, dove con la sua Samp vinse tantissimi derby. Adesso deve tener duro, 4 sconfitte su 6 col suo Milan, la grande occasione della sua carriera. Sul banco degli imputati c'è lui, l'allenatore. Maldini lo difende, Boban forse no. Domani non ha alternative, serve muovere la classifica. E tornerà proprio a Marassi per affrontare il Genoa che tante volte ha battuto da avversario nel derby della Lanterna. Anche Andreazzoli rischia e non poco, senz'altro più di Giampaolo. Si salvi chi può quindi, davvero. 

In sala stampa Giampaolo mostra sorriso ma chiunque percepisce la sua tensione interiore. Barba incolta, un uomo che ha sofferto e non poco le critiche della settimana. Perchè tre sconfitte consecutive si fanno sentire, eccome. Specialmente quella con la Fiorentina: 

"La tensione della partita, la responsabilità di dover vincere per forza, forse qualche affaticamento visto che s'era giocato due giorni prima. Ma non c'è da perderci tempo: andava rianalizzata e si doveva solo ripartire" 

Giampaolo chiede calma e pazienza, conta ancora su un gruppo che, per sua ammissione, continua a seguire le sue istruzioni. "Adesso qualsiasi discussione rischia di essere fuorviante. Dopo 4 sconfitte nelle prime 6 è chiaro che tutto nero, ogni commento è pessimistico. Ma io andrei cauto sull'esprimerci su giudizi affrettati, so solo che questa squadra ha ampi margini di miglioramento, soprattutto a livello mentale su come si debbano fare certe cose da squadra. I miei calciatori devono dar tutto non per me, ma per loro e per la maglia. Loro credono in quello che facciamo, hanno espresso soddisfazione nei metodi di lavoro . Diversi sono venuti anche a manifestarmelo, privatamente".

Momento complicato: "Tirarsi su le maniche e saper soffrire adesso, nelle sconfitte. Non rovesciare il timone ma continuare a lavorare ancora più duro. La testa è tutto, la squadra sta bene fisicamente se sta bene mentalmente". 

In settimana si vociferava la possibilità di vedere a Genova un Milan con l'attacco leggero, come se la squadra non sia in grado di sostenere Piatek. Magari meglio Leao e Rebic per accorciare le distanze, collegare l'attacco al resto dei compagni per giocare a spazi più stretti? Nemmeno per sogno: "Piatek gioca, non possiamo precluderci il nostro attaccante, altrimenti chi segna? segna Giampaolo? Uno come lui deve star lì, in trincea, a soffrire". 

E lui, Giampaolo, come sta? "Io sto qui, sto sul pezzo, sono abituato a soffrire. Ma conosco un'unica ricetta per reagire, il lavoro. Continuerò a fare le cose che ho sempre fatto, che nel bene o nel male mi hanno portato ad allenare un club come il Milan. Inutile tirare su teatrini".