ESCLUSIVA - 5 cartoline della carriera di Emanuele Calaiò: l’arciere delle resurrezioni

Intervista realizzata da Matteo Corona

Svariate frecce scoccate, tante piazze calorose conquistate. Passato da qualche mese dal campo alla scrivania - nel suo nuovo ruolo di responsabile del settore giovanile della Salernitana - Emanuele Calaiò ha individuato 5 “cartoline” che simboleggiano la sua carriera. L’arciere si è raccontato a trecentosessanta gradi, ripercorrendo attimi ed episodi magici e suggestivi del suo lungo cammino.

Le origini: la strada e la famiglia fino all’esordio (con gol) in A

Come tanti ragazzi di quelle generazioni, Calaiò si fa le ossa giocando in strada. L’asfalto è il suo iniziale terreno di gioco, anche prima della scuola calcio. Poi, come evidenzia lui stesso, per compiere il salto di qualità, oltre alla bravura è necessario l’apporto della famiglia: “La strada è stata il mio primo campo da calcio, come tanti ragazzi avevo il sogno di diventare un grande calciatore. Madre natura mi ha dato delle potenzialità, ma la mia famiglia è stata  fondamentale nel mio percorso. I miei genitori hanno fanno tanti sacrifici per sostenermi e farmi andare avanti. All’età di 13 anni è stata dura distaccarmi e allontanarmi da casa, ma avevo una grande opportunità di crescita nel settore giovanile del Torino. Partiamo dal presupposto che debuttare in Serie A è un qualcosa d’incredibile, cosa accadrebbe se nel pacchetto inserissimo anche il gol e la presenza dei genitori in tribuna? L’arciere ha il privilegio raccontarci le emozioni di questo magico connubio: “A 17 anni è arrivato il giorno più importante della mia vita: l’esordio con gol in A. Ricordo benissimo quei momenti. Nella partita Reggina-Toro, sono riuscito a segnare il gol del pareggio. Ma non finisce qui. In tribuna c’erano i miei genitori e quella rete ha voluto valorizzare tutto quello che hanno fatto per me. È stata una delle gioie più belle della mia vita”.

 

L’arciere di Napoli e di Parma: il trascinatore verso la resurrezione

In squadre prestigiose quando ci si trova in situazioni ingarbugliate non è mai agevole risalire la china, soprattutto perché non si è abituati a fare i conti con dinamiche spinose. In questi contesti è emersa la personalità dell’arciere che, grazie alle sue qualità da trascinatore, è stato uno dei preziosi leader della doppia promozione del Napoli e del Parma - dalla C alla A -. L’ex attaccante ricorda piacevolmente quegli anni: “Ho vinto entrambe le scommesse, sono sceso due volte di categoria per portare a termine grandi obiettivi in piazze dalla storia notevole. Il periodo a Napoli è stato bellissimo, in due anni abbiamo ottenuto altrettante promozioni. La città è meravigliosa e il tifo incredibile. In quel periodo mia moglie mi ha fatto il regalo più bello che potesse darmi, ovvero la nascita di mio figlio. Anche mia figlia successivamente è nata in Campania. Discorso analogo per quanto riguarda il Parma. In due anni ho segnato 32 gol e ho dato il mio contributo all’approdo nella massima serie. Enormi soddisfazioni”.

 

Siena, città proficua: il calcio di Sannino, il tandem con Destro e il record di centri. 

La Toscana è regione produttiva per Calaiò. Il suo primo anno con il Siena in A è da incorniciare. Il feeling con Sannino è speciale: “Ho passato quattro anni e mezzo bellissimi a Siena. A livello di gol, i bianconeri mi hanno dato la possibilità di consacrarmi in serie A. Fino a febbraio sono riuscito a siglare undici reti, poi, purtroppo, mi sono rotto il perone e sono stato sei mesi fermo. L’anno di Sannino è stato incredibile se consideriamo che la squadra era da sei in pagella, la maggior parte veniva da tanti anni di B. Praticamente nove su undici erano gli stessi della serie cadetta. Per me (Sannino ndr) è stato preziosissimo come allenatore, dentro e fuori dal campo. Ho lavorato con lui anche a Catania, ti sprona tantissimo. Devo dire che anche con Giampaolo e Conte sono migliorato. Abbiamo ottenuto una salvezza tranquilla, conquistando il record di punti. La mia stagione è stata strepitosa e per me è stato soddisfacente comporre il tandem offensivo con Mattia Destro. Era molto giovane, l’ho preso sotto la mia protezione, vista l’esperienza. Una coppia d’attacco che si completava efficacemente: a lui piaceva molto attaccare la profondità, mentre io venivo più incontro a fare gioco. Abbiamo costruito tante belle cose insieme”. Un gol a cui è legato l’ex calciatore è quello con cui ha trafitto Gigi Buffon, portiere che ha affrontato più volte: “In Siena-Juventus di testa sono stato in grado di batterlo, una bella emozione anche se poi i bianconeri ottennero i tre punti. Precedentemente gli segnai in un Napoli-Juve di Coppa Italia che terminò 3-3 e poi vincemmo ai rigori, mentre in Genoa-Juventus mi parò un rigore. Non è mai facile segnare al più grande portiere”.

 

Tante tappe, mille emozioni e l’esultanza dell’arciere

Il lavoro e le emozioni positive provocate da Calaiò nelle tante piazze dove ha giocato sono aspetti che l’attaccante ricorda volentieri: “Napoli, Parma e Siena sono state esperienze di livello. Mi porterò sempre nel cuore la vittoria della serie B a 18 anni col Torino, ma non solo. Anche l’avventura a Pescara, dove ho realizzato ventuno gol a 23 anni e vinto il campionato. Con il Genoa è stato magnifico segnare nel derby contro la Sampdoria appena arrivato, mentre a Catania sono riuscito a siglare diciotto gol a 30 anni. Mi sono fatto sempre volere bene e ho lasciato un’impronta. L’arciere che scocca le frecce come esultanza? Devo essere sincero non mi piace il tiro con l’arco come sport. Ai tempi di Napoli, durante una cena con i miei amici a casa mia, stavamo cercando un’esultanza personale. All’epoca si provava a imitare Totti, Toni e altri campioni. Volevo qualcosa di originale, in modo tale che potessero ricordarsi di me, magari anche per farglielo ripetere a qualche bambino. Un’esultanza di condivisone con i tifosi, per festeggiare insieme. Io, come Cupido, conquistavo i loro cuori dopo un gol”.

 

La nuova vita (dietro la scrivania)

Dopo l’ultimo capitolo della sua carriera sul rettangolo verde con la maglia della Salernitana, Calaiò è rimasto nella società campana ma in un’altra veste, aprendo a tutti gli effetti la sua seconda vita “In seguito al ritiro, sono diventato il responsabile del settore giovanile. Salerno è stata una tappa importante, con una tifoseria gloriosa. Da qui spero partirà una carriera come quella da calciatore.  Consigli per i più giovani? Bisogna essere pronti a sacrificarsi, credere nei propri sogni e metterci tanta passione. A 16-17 anni ci sono da superare tanti ostacoli, è necessario avere uno stile di vita regolare, un’alimentazione giusta. Crescere mentalmente e maturare, vivere solo di calcio. Quando si compiono gesti importanti, non bisogna mai montarsi la testa ed è essenziale restare umili”.