Esclusiva Bolzoni: "La Champions? Che emozione! Ho ancora parecchio da dare"

intervista realizzata da Gabriele Siri

Esordire prima in Champions League che in Serie A non è una cosa che capita tutti i giorni, eppure per Francesco Bolzoni è andata proprio così. Dopo l’avventura con l’Inter, ha vestito le maglie di Frosinone, Siena, Palermo, Novara, Spezia, Bari, Imolese e Lecco, squadra di cui è a tutti gli effetti un tesserato.

Ma facciamo qualche passo indietro e partiamo dal San Colombano al Lambro, squadra in cui Francesco inizia la sua avventura: “Inizio nei dilettanti, nella squadra di paese, per poi passare già da ragazzino all’Inter. Con la primavera dei neroazzurri riesco anche a togliermi le soddisfazioni di vincere uno scudetto e il Torneo di Viareggio, oltre che al prestigioso esordio in prima squadra.”

Come già detto, il centrocampista gioca con il club milanese tutte le competizioni, ma l’esordio arriva in Coppa Italia: “Nella stagione 2006-2007 mister Roberto Mancini mi fece esordire contro la Sampdoria in coppa. Ha sempre preferito così con noi giovani, ma all’ultima di campionato avrei dovuto fare anche il grande esordio a campionato già vinto e invece finì in tribuna. L’anno successivo fui schierato sempre in Coppa Italia, mentre ebbi anche la fortuna di andare in panchina in Champions a causa di alcune squalifiche. Giocavamo contro il PSV Eindhoven, io mi stavo scaldando con Jimenez. Venne espulso Chivu e dissi al mio compagno: meno male, ora non entro di sicuro. Ero molto agitato e fare un debutto del genere non è mai facile. Poi vidi Mihajlović, che era il vice di Mancini, che si alzò dalla panchina e mi chiamò. Ricordo tutto perfettamente e posso dire di aver giocato anche abbastanza bene. L’avventura europea non era finita, perché proprio con gli olandesi giocai titolare nella sfida di ritorno quando già avevamo centrato la qualificazione.”

L’esordio in A tarda ad arrivare, ma per un motivo ben preciso: “Nella gara di ritorno con il PSV sentì tirare, ma la voglia di giocare era troppa. Finì la gara, ma aggravai il mio stiramento. Mancini andò su tutte le furie dicendomi che non ero ancora maturo e per questo non riuscì ad esordire neanche nella seconda stagione. Con Mourinho invece entrai a far parte proprio della prima squadra, ma complice qualche problema fisico di troppo la stagione non andò per il meglio. Nonostante una condizione non ottimale il tecnico portoghese mi fece comunque esordire in campionato, fu una sorta di regalo nei miei confronti, un momento che porterò sempre nel cuore.”

Nell’estate del 2009 Francesco rientra nello scambio che porta Diego Milito e Thiago Motta dal Genoa all’Inter: “Divenni dei rossoblù ma mi girarono subito in prestito al Frosinone. Non fu semplice ambientarmi perché ero abituato ai ritmi dell’Inter che erano ben diversi. Ero sul punto di andare via, ma poi dissi a mister Moriero che sarei voluto rimanere. Riuscì a trovare i giusti equilibri diventando titolare fino a fine stagione.”

L’anno successivo arriva la chiamata di Antonio Conto al Siena, prima in comproprietà e poi a titolo definitivo, con cui il centrocampista ritrova anche la Serie A: “Feci ancora una stagione nel campionato cadetto, questa volta con un po’ più di esperienza. Con Conte avevo un grande feeling, si rivedeva in me. Sa bene come vuol far giocare la sua squadra e per questo devi seguirlo in tutto e per tutto. Sbagliai una gara e mi ritrovai per 5 gare in panchina. Con il Grosseto ebbi una nuova occasione e non la sciupai, tanto da giocare fino a fine stagione. Vincemmo il campionato e per questo sperai in qualche offerta che non arrivò. La prima stagione con il Siena in A fu molto complessa a causa dei continui guai fisici, mentre nella seconda un rapporto non idilliaco con Iachini mi condizionò il campionato.”

Per il natio di Lodi arriva quindi un nuovo trasferimento, questa volta verso Palermo: “Ricevetti la chiamata di Gattuso che era l’allenatore dei rosanero che mi convinse subito. Dopo poche gare venne esonerato e subentrò proprio Iachini. Pensai che la mia stagione era già al capolinea e invece feci la mia miglior stagione sia a livello fisico che mentale. Conquistai un altro campionato, tornando nuovamente in Serie A. Inizia la stagione al meglio, fino alla rottura del tendine d’Achille. Cambiò tutto per me, riuscì a tornare in campo quasi un anno dopo, questa volta con la maglia del Novara.”

Arrivano gli anni in cui per il centrocampista sono molte le maglie che vengono vestite: “Anche l’avventura con il Novara non va per il meglio, sempre per problemi fisici. Piccoli ma tanti, che mi tengono per molto lontano dai campi. L’anno seguente fui costretto a trovarmi squadra, ricevetti la chiamata del DS dello Spezia Andrissi, mio ex allenatore all’Inter e mi trasferì in Liguria. Partì come settimo centrocampista, ma ad ottobre inverto le gerarchie e mi prendo una maglia da titolare. Ricordo con piacere mister Gallo e tutto il suo staff. L’anno successivo gli aquilotti cambiarono tutto e mi ritrovai nuovamente senza squadra. Arrivò l’offerta del Bari, che seppur fosse in Serie D aveva un grande progetto; feci prima il mio esordio in D che in terza serie, che per un giocatore che ne arriva dalla Serie A è una cosa abbastanza strana. Dovetti ripartire perché era cambiato tutto, erano molti i giovani in squadra e il gioco era molto diverso. Bari è una grande piazza con grande storia, la vittoria del campionato fu una vera festa.”

Nella stagione ancora in corso per Bolzoni sono ben due le maglie vestite: “Mi ritrovai fuori dal progetto e per questo passai in prestito all’Imolese. Non andò molto bene l’avventura tanto che a gennaio passai a Lecco. Devo ringraziare mister Gaetano D’Agostino, mio ex compagno a Siena oggi mio allenatore, per avermi voluto nella sua squadra; mi sono trovato fin da subito benissimo sia con lui che con il suo staff, questa è una società fantastica.”

Dando uno sguardo al futuro per Francesco le idee sono ben chiare: “Come prima cosa dobbiamo sperare di poter tornare in campo a breve ma nella massima sicurezza. Questo periodo mi ha permesso di restare un po’ con la mia famiglia, cosa che non succedeva da qualche anno visto che giocavo distante. Non so bene come andrà a finire la mia carriera, di certo ho ancora molto da dare.”