Roma corsara al Bentegodi: piegata la tenacia del Verona

Una Roma astuta e concreta sbanca Verona, ottenendo tre punti fondamentali nella corsa Champions League. Dopo una prima fase di studio, il match cambia trama e si accende in modo significativo. Succede tutto nel primo tempo: la sblocca Kluivert - su assistenza splendida del solito Pellegrini - pareggia Faraoni. La reazione scaligera è ammirabile, grazie soprattutto all’elaborato lavoro sugli esterni. Il gol decisivo è però di Perotti: l’argentino, con una delle sue specialità - il rigore - è freddo e cinico e non perdona. I lupi, nella ripresa, non emettono particolari acuti, ma mostrano abilità nelle avanzate veronesi. Mkhitaryan, in pieno recupero, cala il tris, e allontana ogni pericolo: i capitolini si aggiudicano una gara complicatissima.

ASTUZIA ROMA I giallorossi, nella prima parte, faticano a creare spazi interessanti, complice l’organizzazione dei padroni di casa. I ritmi non si innalzano, le compagini si studiano. E’ necessaria una magia di Lorenzo Pellegrini per smuovere le acque, ma soprattutto per spezzare la solida retroguardia del Verona: il lancio del numero sette trova Kluivert, abilissimo nel ricevere e nel proporsi in avanti, fino a concludere in modo impeccabile. La reazione scaligera è da applausi, e la partita inizia a cambiare volto dal punto di vista dell’energia e della sostanza. Pochi minuti dopo lo svantaggio, Faraoni sfrutta egregiamente il cross di Zaccagni, colpisce - indisturbato - in area e pareggia i conti. L’undici di Juric acquisisce consapevolezza nei propri mezzi, iniziando a sfoderare sostanza ma anche un notevole dinamismo. Il continuo movimento in zona offensiva mette in costante apprensione la difesa romanista, segnando Di Carmine e Faraoni, i lupi vengono salvati dal fuorigioco. In un momento molto delicato, arriva il guizzo: Under serve Dzeko, il cigno bosniaco è trattenuto in area da Gunter e guadagna calcio di rigore. Dal dischetto, Perotti - entrato per l’infortunato Kluivert - è spietato e ritorna al gol. A dispetto di quanto si poteva pensare, il Verona sacrifica qualcosa difensivamente, al fine di aggiungere fluidità nello slancio. La Roma, invece, nella prima frazione, ha mostrato qualche imprecisione, soffrendo le avanzate degli esterni di Lazovic e Faraoni, mai domi sulle corsie. 

GESTIONE GIALLOROSSA, CARTA ARMENA Ad inizio ripresa, le duellanti, non emettono particolari acuti. Pellegrini prova una conclusione velenosa, non premiando però l’avanzata di Kolarov. Juric inserisce Salcedo per Verre, al fine di trasmettere maggior brio e spregiudicatezza. Discorso analogo per Fonseca, che invece butta nella mischia il rientrante Mkhitaryan, al posto dell’impalpabile Under. Prima dell’ingresso dell’armeno, la Roma è pericolosa in due occasioni. La caparbietà di Dzeko è significativa, ma Bocchetti è provvidenziale - in anticipo - sul passaggio della punta per Pellegrini, poi Smalling non è preciso sotto porta. A questo punto, non avendo più niente da perdere, Juric si gioca la carta Pazzini: squadra a trazione super offensiva. L’ex Samp è subito pericoloso, il suo tiro finisce sul braccio di Smalling, ma la Roma si salva ancora per un fuorigioco precedente. Arriva il turno di Fazio, per dare maggiore stabilità. Il centrale entra per Dzeko, autore di una grandissima partita dal punto di vista del sacrifico e dell’aiuto nella manovra. I romanisti resistono, gestiscono e amministrano, ma non solo. Dopo una potenziale palla gol dei padroni di casa, sul ribaltamento di fronte, Pellegrini serve Perotti che, con un servizio giusto, innesca Mkhitaryan, abile nello scaricare a rete. La Roma cala il tris e sbanca Verona.