Roma, i cinque volti del 2019: Nicolò Zaniolo

Matteo Corona

Dopo Lorenzo Pellegrini, si rimane in ottica giovani italiani. L’altro nome è infatti quello di Nicolò Zaniolo. Il classe 1999 è senza alcuna ombra di dubbio un talento cristallino, dotato di colpi straordinari. Quando fu convocato da Roberto Mancini in Nazionale - senza nemmeno disputare un minuto in Serie A - e quando Eusebio Di Francesco lo schierò titolare per la prima volta al Santiago Bernabeu in Champions col Real, la maggior parte degli addetti ai lavori rimase sorpresa. Per capire la personalità tecnica del ragazzo, basterebbe guardare il suo rendimento nei match di Champions League e di Europa League con i giallorossi. La doppietta al Porto della scorsa stagione non è infatti un aspetto isolato. Quest’anno il 22 dei lupi ha messo in costante pericolo le difese del girone della Roma, mostrando spesso il suo potenziale. Quando fa valere la propria fisicità imponente anche i più forti difensori vanno in difficoltà. Se l’undici di Fonseca non brilla o non punge, una giocata, un guizzo o un lampo di Zaniolo trasmettono quel brio e quell’energia utili a far riaccendere la squadra. Gol e assist stanno aumentando. Il siluro meraviglioso al Napoli è stato una freccia potente e chirurgica, una delle giocate migliori in carriera, anche per come si era sviluppata l’azione in precedenza. Premesso che nella vita si può sempre migliorare - a maggior ragione quando si è così giovani - Zaniolo anche caratterialmente sta dando risposte significative. Nelle primissime partite stagionali non partiva sempre dal primo minuto, eppure nel momento in cui entrava in campo mostrava sin da subito il giusto atteggiamento. E’ inutile - e non è neanche produttivo - compiere paragoni con Totti. Sono due storie differenti e tempi diversi. Le stesse caratteristiche di gioco di Zaniolo assumono contorni e sfaccettature proprie. Quel che è certo è che Nicolò Zaniolo è un patrimonio inestimabile per la Roma e per la Nazionale, un calciatore esplosivo, un tassello prezioso e magico da proteggere e da esaltare. Nel calcio moderno giurare amore eterno ad una squadra è pura utopia. Al momento quel che conta è sottolineare un momento, un’immagine: il bacio di Zaniolo allo stemma della Roma ha intensificato ancor di più il legame con la tifoseria e tutto l’ambiente. In amore vince chi fugge, ma le storie uniche si costruiscono con chi resta.