Milik-Juve, ecco perchè per i tifosi azzurri non sarebbe un "Core 'ngrato"

Punto Napoli di Luca Coscia

Da un mesetto a questa parte, tra le tante notizie di mercato che colmano, almeno in parte, l'astinenza da calcio dovuta al Covid19, c'è quella che riguarda il possibile passaggio di Milik alla Juventus.

Il centravanti del Napoli, effettivamente, potrebbe finire sul mercato considerando che non ci sono accordi sul rinnovo del contratto, in scadenza nel 2021, ed è chiaro che sotto al Vesuvio vogliano monetizzare per evitare di perderlo a parametro zero.

Se davvero, approdasse sotto la Mole, raccoglierebbe nuovamente l'eredità di Higuain, così come accaduto quattro anni fa seppur in un contesto diverso.

Ma non è della veridicità o meno della notizia, ne tantomeno sul chi farebbe l'affare tra azzurri e bianconeri che voglio disquisire in questo articolo bensì su un altro particolare aspetto.

Nonostante, infatti, si parli di una cessione agli eterni rivali, sui social parole come "traditore", "Giuda" o simili non sono mai state pronunciate ed il sentore che mai verranno issate, anche in caso di fumata bianca nella trattativa.

Ma come: la piazza che ha condannato Quagliarella (salvo poi redimersi dopo aver scoperto la verità), insultato Higuain e lapidato Sarri, nonostante il volo Napoli-Torino abbia fatto scalo a Londra, sembra non considerare una "lesa maestà" il cambio di casacca del polacco.

Ed allora sorge spontanea la domanda: cos'ha di così speciale Milik da passare per redento in questa situazione? La risposta è paradossale se non si conosce Napoli: niente.

Perché in realtà gli "speciali" erano quelli che sono venuti prima di lui.

Perché la storia tra Arkadius e la Dea Partenope, è quella di un amore che in realtà era un calesse…

Arrivato per far dimenticare il Pipita, almeno all'inizio sembra riuscire nell'intento con cinque reti in sette gare. Le tre successive resta a secco ma, nemmeno il tempo di preoccuparsi, che si rompe il crociato per la prima volta. Rientrato a febbraio, riuscirà ad andare in gol una sola volta complice la lenta ripresa ed un Mertens che oramai gli ha scalzato il posto.

Purtroppo, l'infortunio dell'altro crociato condizionerà anche la sua stagione successiva ma sei reti in diciassette match non sono così pochi considerando che la maggior parte sono scampoli di gara.

Alla prima vera stagione napoletana senza problemi fisici, metta a segno 20 gol in 47 presenze totali. La cosa che, però, di lui viene sempre messa in evidenza, è la media gol/minuti giocati, sempre in linea con i miglior bomber d'Europa.

In più, sia l'attaccante che la sua bella Jessica hanno sempre mostrato piacere nel vivere nel capoluogo campano, cosa che ad un tifoso viscerale e passionale come il napoletano non passa inosservato.

Ed allora perché questo atteggiamento quasi snob verso una sua partenza verso Torino?

La verità è che l'"odio" del tifoso è direttamente proporzionale all'amore che ha provato. Ne sono esempi lampanti i fischi a Lavezzi nella sua ultima gara al San Paolo (Napoli-Siena del maggio 2013) o a Cavani.

Ed è quello il punto ovvero che Milik è amato ma non abbastanza o, volendo citare la classica frase da due di picche: "Per me sei importante ma ti vedo solo come un amico".

Perché in questi anni i supporters l'hanno sostenuto, incoraggiato, stimato ed anche voluto bene ma mai veramente amato. Se cerchiamo la causa razionale è che Milik è un buon calciatore ma non un fuoriclasse. Perché lui i gol li fa eccome ma le reti, oltre che contate, vanno anche pesate. La sua media è sì alta ma perché fa sfracelli contro le piccole ma contro le grandi fa veramente pochissime reti. Le doppiette contro Frosinone, Parma e via dicendo, alzano la media ma non danno l'effettiva valenza del calciatore che, puntualmente, contro Juve, Inter, Liverpool o chi per loro, non la mette dentro. Il suo modo di giocare, inoltre, non aiuta la squadra. Basta pensare che, nonostante la fisicità, non è in grado di proteggere le sfera e far salire i compagni e, allo stesso tempo, non ha gli strappi dei brevilinei.

Ma c'è anche una corrente emotiva. Come dicevamo prima, su di lui c'erano le aspettative del dopo Cavani e, soprattutto Higuain ma la storia ha voluto che le raccogliesse qualcun altro. Stoppato dall'infortunio, Sarri ha plasmato Mertens  centravanti ed il belga ha risposto con gol in quantità ma anche di peso, risolvendo i match più complicati. Come se non bastasse, il funambolo si è trasformato anche dal punto di vista anagrafico diventando per tutti non più Dries ma Ciro. E questo si che è vero amore al punto che, nonostante offerte più lusinghiere, il numero 14 ha aspettato fino alla fine De Laurentiis per chiudere la sua carriera in azzurro.

Milik, insomma, si è trovato in mezzo a due recordman che hanno fatto sì che il suo nome non scaldi più di tanto la torcida azzurra. Ed è per questo, dunque, che  non sarà mai odiato ma, paradossi della vita, stavolta non è un pregio.

Luca Coscia