La notte di Wembley, gremito vecchie maniere: la prima di Brendan, la prima FA, delirio Foxes sotto l'arco

Emozioni a gogò. Scene! E che scene! Davanti a più di 21000 tifosi, prove di emozioni, prove di normalità. 21.000 cuori e miriade di televisioni collegate per uno degli appuntamenti storicamente più importanti dell'annata britannica, la finale di Coppa d'Inghilterra, la finale di FA Cup. E' stato trionfo Foxes, la prima FA della loro storia, pensate. Un club che ha saputo costruire sul trionfo di Ranieri, che nel 2016 scrisse una delle pagine più belle del calcio moderno. Oggi è Brendan, che le ha ricostruite, con programmazione, nonostante una batosta drammatica, dolorosissima, tragica, come la morte del patron Vichai. Ed è stato trionfo Leicester per un club destinato quindi sì, per le sue storie intrinseche, ad emozionare sempre, e comunque.  Ieri al trionfo in lacrime ha partecipato il nuovo patron, nient'altro che il figlio, vistosamente commosso ma composto, emozionato, ad emozionare. Storie nelle storie Foxes. 1-0 sul lanciatissimo Chelsea di Tuchel al termine di una partita contratta, tesa, forse non propriamente ricca di così tante palle gol, ma comunque intensa, bella, vera, lottata, come i vecchi tempi.

Già, prove di normalità. E' stata vera finale di FA Cup davanti a 21.000 spettatori, almeno la metà cuore Foxes, cuore bollente al siluro di Tielemans ad inizio ripresa, cuori spezzati al pareggio nel finale in mischia dell'ex Chilwell, poi annullato dal miracolo del Var. E forse era destino che dovesse proprio finire così: gli occhi lucidi ma pregni di gioia, pure quelli di gente che gioca meno come Ayoze Perez, l'esplosione del loro DNA Vardy e Maddison, gli occhi lucidi del loro mentore Brendan Rodgers: il primo trofeo in England per lui, la prima Coppa d'Inghilterra della storia per il Leicester. Progettazione e ambizione, ossatura ricostruita alla grande, tra Kasper Schmeichel che non sarà Peter ma resta tra i migliori in Uk, tra Soyuncu dietro e un centrocampo dalla qualità di Tielemans e Maddison fino all'eterno attacco alla profondità e spacca porte, Jamie, naturalmente Jamie Vardy.

CHELSEA, VIETATO FERMARSI Dall'altra parte grandi sforzi profusi, quelli di una finale vera, intensa, bella, come detto. Ma la grande amarezza di aver già mancato il primo grande appuntamento, per Thomas Tuchel. Ora il bis in settimana, occorre battere le Foxes, stavolta sì, stavolta senza magie, per conquistare un posto tra le prime 4, scalzando il pressing del Liverpool. Pressione tutta tornata a galla, dopo mesi di magia. E poi la finale, quella immensa, quella col Man City, quella di Champions League. Quelle finali che inevitabilmente contano più di tutto e tutti. Non c'è tempo di fermarsi, come sottolineato già da Toni Rudiger, leader ritrovato proprio dalla cura Thomas. Vietato fermarsi, vita è ora, futuro è presente.