Estate 24, ribaltone A: clamoroso effetto domino, mai così tanti cambi tra progetti e allenatori

Siamo solo ad inizio estate e chiaramente le massime attenzioni sono tutte rivolte all'Europeo di Germania 2024, che purtroppo ha narrato la pesante, prematura e colpevole eliminazione dei campioni d'Europa, i nostri azzurri, usciti senza fame e senza lode agli ottavi con la Svizzera. Se chiaramente il mercato in entrata, fuorché Juve e sorprendentemente l'ambiziosissimo Como, dei club del nostro paese procede a rilento, la missione dei direttori della Penisola era quantomeno quella di delineare futuro e chiudere ogni discorso fronte tecnici, allenatori. Dopo tante chiacchiere che hanno accostato Pioli, Gasperini e Italiano al Napoli, ADL ha fatto il colpo, quello grosso, quello di fuoco, quello del rilancio: Antonio Conte. Che forse sognava di restare a nord, ma non ha mai espresso quanto un giorno avrebbe gradito sposare piazze così passionali: l'ambiente giusto, una città già pazza di lui. La sfida giusta al momento giusto, per rilanciarsi, anche perché parliamo di qualcuno troppo dimenticato nell'ultimo anno e mezzo. C'è da ricostruire: partirà solo Osimhen, ma su tutti gli altri grandi della rosa ha già posto veto categorico. Il Milan ha invece fatto scelte differenti, esterofile: ha chiuso la quinquennale era Pioli, Cardinale voleva volti differenti, la società ha sorprendentemente scelto Fonseca, per costruire futuro e plasmare espressione calcistica con un profilo che però continua a non scaldare minimamente tifoseria, tutt'altro. Anche perché a Milano c'è sempre chi ha vinto Scudetto e seconda stella, l'Inter che ha salutato Suning e sposato l'era Oaktree: Marotta presidente, tutti blindati, Inzaghi rinnova. Continuità. E ancora una volta, materiale organico alla mano, i nerazzurri partiranno davanti a tutti: progetto troppo più sviluppato rispetto agli altri. Chi ha fatto scelta di discontinuità ma con la massima ambizione di ruggire e tornare protagonista è la Juventus che, dopo la tormentata fine dell'era Allegri, ha scelto Thiago Motta: lessico calcistico Giuntoli, espressione contemporanea e futura, farà bene in un club con le caratteristiche di quello bianconero? Il direttore comunque sta già bruciando concorrenza: nuova porta e nuovo centrocampo, colpi per tornare grandi, da Di Gregorio a Thuram, passando soprattutto per perno e colpaccio Douglas Luiz. Sullo sfondo le romane: la Roma scruta, sta ringiovanendo, sta abbassando il monte ingaggi, De Rossi 2027 ma fin qui pochi volti nuovi. Chi ha smantellato, tra fine ciclo e contestazione, è la stessa Lazio, addirittura ripartita da Baroni dopo turbolenta immediata chiusura Tudor: addio Felipe, addio Luis Alberto, addio Kamada, un anno dopo Sergente Milinkovic. Il Bologna dei miracoli ha scelto di consegnare la Champions League invece a Vincenzo Italiano, che ha attraversato l'Appenino andando stavolta lui ad ereditare concimi Motta, percorso inverso rispetto ai tempi di La Spezia. Chiuso con l'ennesima finale persa il suo triennio a Firenze, la Fiorentina ha scelto uno dei cavalli rampanti più quotati come Palladino: a Monza va Nesta, pupillo Galliani. Un giro di panchine ed effetto domino che non si vedeva da troppo tempo in A, anche tra le piccole: Nicola a Cagliari, D'Aversa ad Empoli, Vanoli a Torino, Di Francesco a Venezia, Zanetti a Verona. Curiosissima infine la scelta Udinese: ecco il 53enne Kosta Runjaic, tecnico tedesco e carriera polacca, semi sconosciuto al calcio dei grandi campionati.