ESCLUSIVA MARCELLO LIPPI: previsioni geniali, le parole a Totti e Toni, Materazzi incubo di Vieira

Intervista realizzata da Matteo Corona

La vittoria di un Mondiale rappresenta l’apice della carriera di molti. Trionfare in una competizione così prestigiosa è un privilegio destinato a pochi eletti. Tanti grandissimi calciatori - nell’élite dei migliori di sempre - non sono riusciti ad alzare l’ambito premio. La Nazionale azzurra del 2006 ottiene il giusto riconoscimento dopo anni complicati e “sfortunati”. A condurre gli azzurri in Germania è Marcello Lippi che, in quei momenti, è la perfetta sintesi tra razionalità, azzardo e intelligenza. Insomma, il giusto mix d’ingredienti - se ben utilizzati - necessari a realizzare imprese imponenti. Appurati questi aspetti, in determinati percorsi, si vengono a creare degli attimi magici, nei quali intuizioni o previsioni possono fare la differenza. Se consideriamo gli atteggiamenti assunti da Lippi in quei periodi, i suoi comportamenti delineano una personalità ancor più grande. Quando una guida tecnica dimostra di “azzeccare” e indovinare più di una previsione, eseguendo mosse geniali, il destino assume una piega favorevole. Ai microfoni di www.footballstation.it, il condottiero racconta 3 previsioni personali che, alla fine, si sono rivelate decisive. Un commento, per chiudere, anche su Nicolò Zaniolo, uno dei volti principali - per talento - della nuova Italia.

 

Le parole a Totti dopo il terribile infortunio: “Devi stare tranquillo: al Mondiale ci sarai anche se non al 100%”

Nel 4-4-2 organizzato e per certi versi atipico di Marcello Lippi, fin dalle qualificazioni, Francesco Totti ricopre un ruolo prezioso e fondamentale. Diversamente da quanto accade in quei tempi con la Roma - dove svolge il ruolo d’attaccante - il numero dieci azzurro arretra in Nazionale la sua posizione, diventando un collante brillante tra centrocampo e zona offensiva. L’inserimento verso l’interno degli esterni - principalmente Perrotta e Camoranesi - e il dialogo continuo con il “nove” - uno tra Toni e Gilardino - sono compiti coadiuvati da Totti, ma soprattuto sono punti cardine del gioco italiano. Il 19 febbraio del 2006, in seguito al terribile infortunio del capitano dei giallorossi, la Roma e la Nazionale subiscono una doccia gelata, di quelle micidiali. Quel  drammatico infortunio alla caviglia significa una cosa sola: stagione finita, Mondiale fortemente a rischio. In questo scenario così buio, Marcello Lippi compie un gesto da grande uomo, quasi da padre, andando subito a visitare il suo calciatore presso la struttura ospedaliera dove si trova. Prima di qualsiasi altro discorso relativo a dettagli e dinamiche, Lippi ci racconta le prime parole dette all’ex numero dieci per fugare ogni dubbio: “Francesco, ti vedo triste, dispiaciuto e amareggiato, ma devi stare tranquillo. Ti dico una cosa, e ne sono certo: riuscirai a recuperare con impegno e con un lavoro specifico. Magari non sarai al 100%, ma al Mondiale ci sarai”. L’attaccamento tra i due non finisce qui. Il ct ci tiene a evidenziare il contributo di Totti durante la spedizione in Germania: “Anche se non era al massimo, è stato molto importante. Ha battuto il rigore determinante contro l’Australia e ha fornito assist e passaggi preziosi. Il suo contributo non si discute”. In effetti, pur non avendo una condizione fisica ottimale, oltre al celebre rigore degli ottavi, Totti si rivela il miglior assist-man della competizione e viene inserito dalla FIFA nella formazione dei 23 migliori della competizione. La domanda sorge spontanea: quanti al posto di Lippi lo avrebbero convocato ugualmente concedendogli tutto quel minutaggio?

L’intuizione brillante di Lippi su Toni: “Quando ti sbloccherai, realizzerai una bella doppietta”.

Diciamoci la verità, quando sei considerato uno dei migliori attaccanti in circolazione, sei reduce da una stagione strepitosa con la tua squadra di club e sei il punto di riferimento offensivo di una Nazionale del calibro dell’Italia, anche nel caso in cui arrivino prestazioni positive sia in termini di sacrificio sia in termini di sviluppo della manovra, se manca la finalizzazione, il tutto viene meno esaltato. È il caso di Luca Toni presentatosi in Germania con la nomina di bomber devastante. Pur lavorando efficacemente per la squadra, il giocatore non riesce a trovare la via delle rete. Mister Lippi lo schiera spesso dal primo minuto, ma niente, il gol sembra proprio non voler giungere. Inizia l’eliminazione diretta: superata l’Australia, arriva il turno dell’Ucraina di Shevchenko ai quarti di finale. Contro i Kangaroos, Toni viene sostituito al 56’ al posto di Barzagli - complice l’espulsione di Materazzi - ma il tecnico di Viareggio decide di puntare ancora su di lui contro gli ucraini. Accade, però, un qualcosa di speciale. L’ex ct della Nazionale ci spiega le parole usate per incoraggiare la punta: “Si impegnava molto e lo facevo partire quasi sempre titolare. Contro il Ghana aveva colpito la traversa ed era andato vicino alla realizzazione in più occasioni. Prima dei quarti, avevo avuto un colloquio con Luca dicendogli che, per chi è abituato come lui a fare tanti gol, non era normale rimanere così a lungo senza segnare. Per questo motivo gli avevo assicurato che, quando avrebbe trovato nuovamente la gioia della rete, avrebbe addirittura realizzato una bella doppietta”. E va esattamente in questo modo. Contro i gialloblù, Zambrotta è scaltro e abile a trovare il guizzo dalla distanza. Nella ripresa entra in scena la versione bomber di Toni, autore di una doppietta: un gol di testa e uno da attaccante vero. Sono gli unici due acuti del Mondiale. In finale riuscirà a trafiggere Barthez, ma sarà una gioia effimera: il direttore di gara annullerà per ingiusto fuorigioco. Rimane, ancora oggi, la fiducia posta continuamente sulle spalle di Toni da Lippi. Guai a dire che l'ex Fiorentina abbia segnato poco in Germania, il suo aiuto nell’economia di gioco è lodevole per l’allenatore.. 

Sul timore di Vieira della stazza di Materazzi: “Se ne parlava. I bianconeri hanno consigliato bene…"

Un allenatore, in generale, deve visualizzare a trecento sessanta gradi ogni tassello e componente della squadra. Quando si preparano le partite è proficuo analizzare ogni dettaglio, figuriamoci in occasione di una finale Mondiale. A tal proposito, Marcello Lippi ci conferma un punto essenziale: Patrick Vieira temeva la stazza fisica di Marco Materazzi. Questa dinamica viene fuori grazie agli juventini presenti in Nazionale, che all’epoca giocano con Vieira alla Juventus. Durante le partite tra Juve ed Inter, il centrocampista esprime più volte il suo disagio nel marcare Matrix. E allora, prima della finale, il ct fa tesoro di queste “direttive” e commenta: “Se ne parlava tanto di questa cosa con i giocatori bianconeri. Io non ho mai allenato Vieira alla Juventus, e quindi non lo sapevo. Ovviamente avevo ascoltato questo consiglio, quando si preparavano quelle partite lo si faceva scrupolosamente e avevamo tenuto in considerazione questo dettaglio. Possiamo dire, a proposito di questi consigli, che sono stati preziosi. Confermo la veridicità di questa vicenda”. Il perché è facilmente immaginabile. Dopo il rigore di Zidane, Materazzi effettua uno stacco imperioso in occasione del corner battuto da Pirlo, e indovinate un pò su chi? Esatto, sul numero quattro dei Blues. Quanto appena descritto, più che una previsione eccezionale, è il sapiente esempio nel non sottovalutare niente.Tra l’altro, anche con l’ex numero ventitré degli azzurri, si instaura un feeling notevole. La Nazionale perde una colonna come Nesta e tocca a Materazzi svolgere l’arduo compito di sostituire uno dei migliori al mondo. I risultati sono eccelsi, i gol in finale sono una bella rivincita contro critiche ingiuste, ma soprattuto rappresentano una dedica emozionante per la mamma scomparsa.

Giunti alla conclusione, arriva un commento su Nicolò Zaniolo. Con lo spostamento degli Europei al prossimo anno, il numero ventidue della Roma potrà recuperare bene dal grave infortunio subito lo scorso gennaio contro la Juventus. Lippi non ha dubbi sulle caratteristiche del romanista: “L’ho osservato in modo più accurato dopo il mio ritorno dalla Cina, prima avevo visto solo da lontano le qualità di questo ragazzo. Mancini, convocandolo in Nazionale quando ancora doveva esordire in Serie A, ha lanciato un messaggio fantastico ai club italiani per quanto riguarda la fiducia nei più giovani. Ha delle grandi potenzialità. I giocatori bisognerebbe giudicarli bene prima di decidere dove sia meglio farli giocare. Sono convinto che Mancini gli troverà la posizione adeguata e giusta”.

 

I TESTI E I CONTENUTI PRESENTI SU www.footballstation.it POSSONO ESSERE RIPORTATI SU ALTRI SITI SOLO PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE. OGNI VIOLAZIONE VERRÀ PUNITA.

Si ringrazia Marcello Lippi per la cortese disponibilità.