ESCLUSIVA - Amauri: "Il gol al Real è stato incredibile. Cassano è un genio". E poi svela un aneddoto su Van Nistelrooy...

Matteo Corona

La diretta Instagram https://www.youtube.com/watch?v=X1lZK_GlCa4&feature=youtu.be

 

Amauri si è distinto notevolmente con la maglia del Palermo nella nostra Serie A. In un periodo d’oro del calcio italiano, l’attaccante è riuscito a fare grandi cose con la maglia rosanero. Alla Juventus si aspettava senza dubbio un epilogo differente. Rimangono, tuttavia, alcuni momenti magici: la doppietta al Milan e il gol al Real Madrid in Champions League. A Firenze segna una sola rete contro i soliti rossoneri, ma fondamentale per lo Scudetto della sua ex squadra bianconera. A Parma vive una seconda giovinezza. Non mancano aneddoti e curiosità relative, ad esempio, a Cassano e Van Nistelrooy,. Ora nel futuro c’è un obiettivo chiaro e delineato: diventare scopritore di nuovi talenti.

Amauri si racconta trecentosessanta gradi nella diretta Instagram di www.footballstation.it

Come stai vivendo questo giornate?

“Sto passando molto tempo in famiglia. Purtroppo siamo obbligati a fare così, ma è la cosa giusta per combattere questo virus. E’ bello farci una chiacchierata per trascorrere del tempo insieme”.

Ripercorriamo le tappe maggiormente significative della tua carriera. Esordire in Serie A con il Napoli e segnare il tuo primo gol sono state emozioni indescrivibili…

“Conoscete la mia storia. A differenza di altri brasiliani, che sono arrivati in Italia da squadre già affermate, io sono arrivato da sconosciuto. Aveva il sogno di diventare un giocatore importante ed il Napoli mi ha dato questa possibilità. Segnare il primo gol a San Paolo, dove avevano giocato tante leggende, è stata una grande soddisfazione. Se consideriamo, poi, che la maglia azzurra è stata indossata da gente come Maradona, Careca e Ferrara…”.

Nella prima partita con in Palermo, in un’amichevole, hai realizzato una tripletta e sei stato festeggiato come un re. Hai dichiarato che è stato uno dei giorni più belli della tua vita. E’ vero?

“Me lo ricordo come se fosse ieri. Ero appena tornato da un infortunio di sette mesi, giocavamo un’amichevole di lusso con il Saragoza. Il Renzo Barbera era pieno, realizzai una tripletta in 45 minuti e sfornai un assist. Una grandissima emozione”.

C’è un’azione in particolare che è rimasta negli occhi dei tifosi rosanero: passaggio d’esterno di Miccoli, cross al bacio di Zaccardo e gol da attaccante vero di Amauri. Ce la racconti?

“Sì, un’azione ben costruita. Giocavamo contro l’Atalanta e alla fine siamo siamo riusciti a vincere 3-1. In quel periodo stavamo molto bene, avevamo una fase offensiva davvero efficace e stavamo giocando un bel calcio. Il nostro terzino (Zaccardo, ndr) era campione del Mondo e mi ha fatto fare tanti gol. Eravamo in una fase molto felice”.

Prima di approdare alla Juventus, punisti i bianconeri. Una doppietta micidiale. Il primo acuto fu uno dei tuoi migliori in carriera. Cosa significa per un attaccante segnare ad uno dei migliori portiere di sempre, ovvero ad una leggenda come Gigi Buffon?

“Segnare a lui non è facile. Soprattutto in quel momento, stava molto bene. Fare gol a giro, in quel modo è stato incredibile. Da quella posizione solo in quel modo potevo batterlo. Una soddisfazione multipla: abbiamo vinto e ho segnato ad una leggenda”.

Un’altra big contro la quale incidevi spesso era il Milan. I rossoneri erano dotati di difensori temibili, ma tu mostravi comunque il tuo valore…

“Quel periodo lì, la Juventus, l’Inter, il Milan e la Roma erano veramente forti. Non perché oggi non lo siano, ma le generazioni sono cambiate. Era davvero complicato segnare a queste squadre. E’ vero contro il Milan ho segnato spesso, anche i miei amici milanisti me l’hanno detto. Pure con il Parma è successo. Diciamo che era una squadra che mi portava bene”.

A proposito di gol di livello, non si può non ricordare quello al Real Madrid in Champions. Ad intensificare il tutto, i nomi degli avversari: Casillas, Cannavaro, Marcelo, Sergio Ramos, Raul, Van Nistelrooy, ecc...

“Sono arrivato a giocarmi la Champions League a ventotto anni. Fare gol al Real Madrid è stata una cosa incredibile, c’erano solo campioni in quella squadra: dal portiere Casillas a Van Nistelrooy in attacco. È stata una soddisfazione immensa, è stato un sogno che si è realizzato. Accanto a me c’era un momumento, Alessandro Del Piero. Un giocatore eccezionale, che mi ha sempre dato la carica giusta ed aiutato”.

E poi la notte magica al Santiago Bernabeu…

“Vincere con il Real al Bernabeu è stato magnifico. Vedere tutto lo stadio che ha riservato la standing ovattino a Del Piero e tutti i miei compagni che si sono sacrificati, sono attimi che ti rimangono nel cuore”.

Hai sempre ammirato Van Nistelrooy. E’ vero che lo utilizzavi sempre alla Play Station?

“Sì, per me era un giocatore fenomenale. Giocavo sempre con lui, un campione assoluto. Ho avuto anche il piacere di incontralo qui ad Orlando per una partita di beneficenza. Non sapevo che fosse presente, quando mi ha visto è venuto a salutarmi. Mi ha fatto davvero piacere”.

Antonio Conte è un allenatore che tira fuori il meglio dai suoi calciatori. Ti è dispiaciuto, oltre a non aver vissuto gli Scudetti con la Juve, di non aver potuto dimostrare il tuo valore sotto la sua guida?

“E’ poco ma sicuro. Ci ho giocato contro anche da calciatore. Purtroppo non ho avuto il piacere di lavorare con lui. Ha vinto molto in entrambe le mansioni, sa tirare fuori il meglio dai propri calciatori. I calciatori lo seguono sempre, trasmette la giusta carica ed insegnamenti corretti".

Cosa ci dici, invece, su Claudio Ranieri?

"Ranieri è un grandissimo allenatore, un signore. Persona squisita, fantastica. Peccato che è rimasto per poco. Lui aveva già detto che, la Juventus, avrebbe vinto lo Scudetto dopo alcuni anni. Era necessario un processo. Mandarlo via in quel periodo non era giusto per quello che ha fatto. Quando ha vintola Premier eravamo tutti suoi tifosi: all’Italia al Brasile, tutto il mondo"

Ci piace ricordare una particolare dove sei stato protagonista. Nel 2011, all'Olimpico, il Parma in svantaggio di due gol, pareggia grazie a due giocate di un certo numero undici...

“Affrontavamo la Roma che stava molto bene. Era la seicentesima presenza di Totti, erano in vantaggio 2-0 e sono riuscito a riacciuffarla. Ho segnato un gran gol di tacco, mentre nel secondo ho letto bene l’azione dopo il taglio di Crespo sul primo palo. Totti è un patrimonio del calcio italiano, una leggenda Mi ha dato la sua maglia, vale moltissimo per me".

Con la Fiorentina hai segnato un solo un gol, al Milan. Una rete fondamentale anche perché ha permesso alla Juventus di accelerare nella lotta Scudetto contro i rossoneri? Avevi uno stimolo maggiore in quella partita?

"Era il minimo che potessi fare. Innanzitutto la Fiorentina mi aveva dato la possibilità di rimettermi in gioco dopo sette mesi di infortunio. Quando stavo fuori per lunghi periodi, facevo molta fatica a riprendere la forma perché sono grosso fisicamente. Addirittura accusavo anche solo per due-tre partite, figuriamoci per tanti mesi. Inoltre, in quel periodo, si lottava per non retrocedere. Noi abbiamo vinto col Milan, la Juve era uscita con i tre punti da Palermo. A fine partita mi sono arrivati tanti messaggi dai miei ex compagni. È stato bello: non sono riuscito a dare il massimo con i bianconeri, ma ho dato comunque un piccolo contributo al primo Scudetto".

Sei stato compagno di Antonio Cassano, il simbolo del detto "genio e sregolatezza. Ci racconti qualche aneddoto sul personaggio?

"Cassano era simpaticissimo. Con me non ha mai avuto problemi. Era particolare, sia nel bene che nel male. Mi ha fatto morire dal ridere. Pochi italiani preparano la partita come lui: prima di entrare in campo sembrava che fosse al bar o con gli amici, ma in campo usciva fuori il genio".

Nel futuro, come obiettivo, c'è quello di diventare uno "scopritore" di talenti?

"Ho la voglia di scoprire ragazzi promettenti in Brasili, in Italia ma in generale in tutte le parti del mondo. Seguo anche mio figlio, ha questa passione. Ho già individuato qualche promessa. Peccato per questo periodo, appena finirà vedremo".

Hai qualche rimpianto per non essere stato convocato dal Brasile?

“Non ho nessun rimpianto. Io avevo già dato la parola a Lippi. Uno perché calcisticamente sono cresciuto in Italia, che ha aperto le porte per la mia figlia, mi ha dato la possibilità di cambiare il mio mondo ed il mio destino. Sono stato molto felice quando ho saputo che volevamo convocarmi. Essere accostato alla maglia della nazionale è stata una vittoria personale. Marcello Lippi aveva espresso questa voglia e avevo dato la mia parola. Purtroppo, per via del passaporto e del cambio della legge, non sono stato convocato al Mondiale del 2010. Non stavo vivendo un momento felice e non avevo potuto giocare le qualificazioni. Ho aspettato il Brasile fino al 14 novembre 2008, in occasione dell'ultima amichevole dell'anno contro il Portogallo. Tutti in patria parlavano del fatto che io fossi in lista, ma così non è stato. Avevo detto a Lippi che, se non mi avessero convocato in quella circostanza, non ci sarei più andato. Dopo un mese mi hanno chiamato, ma ormai avevo dato parola".

Perché sei così legato al numero undici?

"Perché era il numero del mio idolo, Romario. Mi ha sempre affascinato. Ai tempi del Messina, il mio agente mi aveva detto che era libero, e da lì ho cercato sempre di indossarlo. Pensate che nel Chievo io e Giuseppe Sculli abbiamo fatto un'asta benefica perché lo volevamo entrambi. Alla fine sono riuscito ad ottenere quella maglia".

La raccolta fondi da parte di voi ex giocatori del Palermo nei confronti di Palermo in un momento così delicato è ammirevole. State restituendo l'amore che vi hanno mostrato quando giocavate? 

"È un'iniziativa bellissima. Loro ci hanno sempre amato, venerato e voluto bene. E' il momento giusto per restituire il loro affetto".